Che futuro hanno i balneari? Cosa succederà sotto il sole di Riccione (e in tutte le coste italiane) con l’entrata in vigore della direttiva Bolkestein? Sono le domande a cui hanno cercato di dare risposta nel pomeriggio di oggi al Palazzo del Turismo di Riccione i relatori del convegno dal titolo Concessioni demaniali marittime. La situazione giuridica e le prospettive attuali.
Un incontro molto partecipato, in particolare dagli operatori balneari non solo della zona, molto utile ad approfondire le questioni aperte in vista della riforma del demanio marittimo: la gestione delle spiagge, i rinnovi delle concessioni e le gare pubbliche indicate dalla Direttiva europea Bolkestein. Sul tema sono intervenuti Franco Fiorenza, avvocato e consulente in materia di demanio marittimo, Benedetta Lubrano, avvocata ed esperta in Diritto amministrativo. Il meeting è stato moderato e presentato dall’avvocato Luca Giannini. Le conclusioni sono state affidate alla sindaca di Riccione Daniela Angelini.
Di seguito l’intervento della prima cittadina.
“Buon pomeriggio a tutti e grazie per essere qui a Riccione: noto con grande piacere così numerosi. Insieme all’avvocato Luca Giannini, che ringrazio per la piena disponibilità, ho deciso di organizzare questo convegno per dare voce alla spiaggia, che considero il nostro patrimonio più importante della nostra città.
Ritengo che sia da questo che dobbiamo partire, dal prendere atto che il nostro bene primario, la fonte principale che alimenta il nostro sistema economico, è da troppi anni oggetto di assurdi rimpalli tra le istituzioni e continui rinvii. La nostra spiaggia è sotto attacco.
Tra Roma e Bruxelles, ormai da decenni, viene tenuto in scacco non solo il destino dei balneari e delle loro famiglie ma del primo comparto economico delle località costiere che, come la nostra – vengo dal G20 di Roma -, dovrebbero acquisire lo status di Città balneari.
Il continuo braccio di ferro tra le istituzioni, ma anche questa estenuante ricerca di palliativi per gli operatori delle spiagge, e, soprattutto, questa assenza di un minimo quadro normativo di riferimento, costringe a vivere in un limbo in cui si paralizzano gli investimenti.
Riccione e i riccionesi tutto questo non lo meritano: si sentono presi in giro. E non meritano neppure che il patrimonio costituito dalla tradizionale ospitalità garantita dai nostri balneari possa essere spazzato via con un colpo di spugna.
Fanno bene gli operatori a chiedere certezze per le proprie famiglie di fronte all’incombenza dell’applicazione della direttiva Bolkestein. Le stesse certezze però le chiedono anche i Comuni.
Non è tollerabile per un’amministrazione continuare a operare tra l’incudine e il martello. Non possiamo ritrovarci schiacciati tra l’onere di promuovere le gare per le concessioni – non avendo ancora i decreti attuativi per poterlo fare – e il bisogno di promuovere il rilancio di un settore, quello turistico, determinante non solo per la costa romagnola, ma per il prodotto interno lordo dell’intero Paese. Senza garanzie chi investe?
Da questo limbo ne dobbiamo per forza uscire. Il problema è come. I segnali che arrivano dall’Europa non appaiono affatto rassicuranti sulla possibilità di derogare al termine del dicembre 2023, termine stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato.
Ai bandi ci dovremo arrivare. Ma come? Ma quando? E’ necessario che si lavori, finalmente in maniera serie e organica, insieme alle Regioni e ai Comuni per il riordino della materia.
Dal Governo dobbiamo pretendere un quadro normativo che possa assicurare due obiettivi.
Il primo. Va data ai balneari la possibilità concreta di potere lavorare e di potere riqualificare gli stabilimenti, con le dovute garanzie affinché possano ammortizzare gli investimenti in un tempo congruo.