Rammarica, in queste ore di apprensione per la sorte dei balneari, continuare a leggere polemiche di associazioni e sindacati di categoria rivolte ai colleghi, ed anche editoriali, quando le forze dovrebbero essere tutte incanalate all’unico obiettivo comune: la salvezza delle 30mila imprese balneari che oggi rischiano un vero e proprio esproprio. In questi anni le associazioni di categoria si sono trovate sì divise, ma sono oggi più preparate che mai. E proprio perché sono preparate, e hanno in mano tutti i documenti e i pareri dei maggiori esperti in materia, possono difendere la posizione, che non è un generalizzato e ottuso “no alle aste”, ma la richiesta, più che legittima, che l’Italia non diventi l’unico paese dell’Unione a rappresentare l’eccezione virtuosa che conferma la regola, regola della non applicazione della direttiva alle concessioni demaniali, come avviene pacificamente in Spagna, Portogallo, Croazia etc. Chiedo al lettore: ma è un principio sul quale si può passare sopra???
Dobbiamo accettare che la reciprocità esista solo in teoria ed in pratica, invece, dover essere solo noi ad applicare la Direttiva in modo scorretto??? Dov’è l’ armonizzazione della Direttiva nelle norme dei vari Stati membri??
Se il Governo sta lavorando per riscrivere le regole sulle concessioni e per “mandare tutti all’asta”, nell’ ultimo incontro del 4 gennaio con le associazioni di categoria, le parole del Ministro allo Sviluppo Economico On. Giorgetti, non hanno escluso la possibilità di un confronto serio e duro con Bruxelles. Perciò le posizioni di chi quel confronto lo chiede a gran voce, non sono né impraticabili, né da sognatore, nè da irresponsabile: sono le stesse posizioni ufficiali sostenute con decisione dal Governo italiano con la risposta all’ultima lettera di messa in mora della Commissione Europea, e che rappresentano, secondo lo scrivente, il punto di partenza irrinunciabile per la trattativa di una partita difficile ma ancora tutta da giocare.
Per questo motivo, dopo un confronto serrato e impegnativo, tutte le Organizzazioni di categoria si sono trovate concordi ad inviare al Ministero del Turismo, come posizione unitaria la condivisione dei principi enunciati nella risposta ufficiale dell’ Esecutivo italiano alla Commissione europea per partire dai principi in essa contenuti che non sono basati su teorie insostenibili, ma su principi chiari e cristallini su cui si sono scritte centinaia di pagine da parte di eminenti ricercatori del Diritto, non solo italiani, ma anche di altri Paesi.
Questo a nostro avviso deve essere il punto di partenza di un percorso dove ancora si possono aprire scenari non scontati: ricorsi, esiti della mappatura delle Regioni, percorsi legislativi. Se anche in passato avessimo ceduto sulle posizioni arrendevoli, sulle quali qualcuno pare adagiarsi, forse oggi non saremmo neanche qui a ragionare su quanto abbiamo da fare nei prossimi giorni.
Perciò abbiamo il dovere nei confronti di chi ci dà mandato di rappresentanza, in primo luogo di ascoltare quello che i colleghi pensano, per poi rappresentare ai tavoli quanto da loro richiesto.