Settecentottanta chilometri di coste – il 20% del totale italiano -, due mari, Jonio e Tirreno, che coprono tutti gli spettri possibili dell’azzurro, una varietà paesaggistica senza uguali. Il potenziale del turismo del mare della Calabria è enorme, ma sulla sua già complessa gestione oggi grava la minaccia della interruzione delle concessioni balneari, spada di Damocle che può compromettere l’equilibrio dell’intero sistema turistico regionale (e non solo). Per ragionare su questo tema ieri le imprese balneari della Regione si sono riunite in un’Assemblea dal titolo “Calabria, lidi senza confini. Turismo balneare a confronto”.
Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia, ha illustrato quella che dovrebbe essere la strategia del comparto per affrontare il momento così complesso. “Gli sforzi di valorizzazione delle spiagge calabresi e del modello turistico made in Italy, messi faticosamente a frutto nel corso di decenni dalle imprese turistiche balneari della Regione, – ha spiegato Maurelli – ora rischiano di andare in frantumi a causa dell’incertezza sulle concessioni determinata dalle due sentenze del Consiglio di Stato in plenaria. Questo organo, con un’inaccettabile violazione delle norme democratiche, ha usurpato un potere del Parlamento.
Ora – ha proseguito Maurelli – dobbiamo fare di tutto per tutelare una categoria che rappresenta migliaia di aziende ed è protagonista assoluta del turismo del mare, nonché leva strategica per l’economia calabrese e italiana. L’azione di interlocuzione con Governo e Regioni per ottenere una riforma giusta del settore e una riconfigurazione del quadro concessorio adeguata si articola in due fasi. Occorre riprendere subito il lavoro sulle concessioni demaniali al tavolo del Governo.
La prima fase – ha scandito il Presidente di Federbalneari Italia – prevede innanzitutto la mappatura delle concessioni, imprescindibile primo passo avviato dal Governo per individuare un percorso sul tema della valutazione della scarsità delle risorse e della potenziale riforma economica del comparto. Vi è poi il conseguimento del legittimo affidamento, principio validato da numerose sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Corte di Giustizia dell’Unione europea: dobbiamo ottenere almeno 6 anni per la fase transitoria, per consentire di organizzare una riforma che manca da 10 anni e di ammortizzare gli investimenti fatti da parte delle aziende. Il terzo punto di questa prima fase implica quindi il seguire con attenzione la negoziazione con la Commissione europea da parte del Governo per ottenere l’esclusione delle concessioni demaniali dalla direttiva servizi e la loro corretta qualifica di concessioni di beni.
La seconda fase – ha articolato ancora il Presidente di Federbalneari Italia – riguarda lo studio di tutti i contenuti che il comparto balneare deve portare al neo costituito tavolo tecnico con il Governo, che chiediamo venga fissato in tempi strettissimi. Ma condizione indispensabile per la realizzazione di questi obiettivi – ha ribadito con forza Maurelli – è la coesione di tutto il settore e Federbalneari Italia proprio in quest’ottica è l’associazione che più si è spesa come forza di unità.
È intervenuto in Assemblea, sottolineando la criticità della situazione locale e regionale, il Presidente di Federbalneari Calabria, Massimo Nucera: “A livello regionale la preoccupazione è grande – ha commentato – soprattutto per la complessa gestione burocratica che si configura e che non si accompagna a una adeguata preparazione. Andare al bando nel 2024 vorrebbe dire azzerare le oltre duemila concessioni in essere, con il disastro occupazionale e il danno economico grave che ne conseguirebbero. Federbalneari Italia, ne siamo certi, farà tutto il possibile per scongiurare questa ipotesi a tutti i livelli di interlocuzione, regionali e nazionali così come ha già fatto, risolvendo questioni molto importanti proprio qui in Calabria”.