Bandi a Ostia, Maurelli: “Sospendere questa idea malsana e contra legem”

Gare al 2025 per gli stabilimenti balneari di Ostia. Federbalneari Italia, Maurelli: “Sospendere questa idea malsana e contraria alla legge appena varata dal Parlamento. Forte rischio di caos e instabilità del modello turistico di Roma già per la stagione 2025, a rischio un migliaio di lavoratori del settore. Strutture chiuse è immagine negativa per il Giubileo di Roma a livello internazionale. Ripensare e ragionare a nuovo percorso.”

Il Comune di Roma ha annunciato l’intenzione di avviare bandi transitori per assegnare la gestione degli stabilimenti balneari di Ostia per una stagione, a partire dal 2025. Nonostante la proroga delle concessioni fino al 2027, il Campidoglio punta a una soluzione temporanea basata sulla legge regionale sul turismo 19/2016. Tuttavia, emergono criticità per i tempi ristretti, il rischio di ricorsi legali e la mancanza di incentivi per investimenti significativi in strutture già danneggiate da mareggiate o abbandono.

Sulla questione interviene Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia: “Impostare gare di concessione annuali per gli stabilimenti di Ostia genera forte instabilità nel settore, creando i presupposti per il caos e mettendo a rischio migliaia di lavoratori impiegati nel settore del turismo balneare romano”, dichiara Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia, in merito alle notizie di stampa secondo cui, a partire da gennaio 2025, il Comune di Roma avrebbe intenzione di bandire una gara annuale per i 61 concessionari presenti sul litorale ostiense.

“Prima di procedere con le gare, è fondamentale valutare attentamente i rischi reali per le imprese e i lavoratori. Tra l’altro, una simile iniziativa sarebbe in difformità con la legge 166/2024 appena approvata in Parlamento e mancherebbe di un piano di indennizzi per i concessionari uscenti, previsto dalla norma approvata.

Inoltre, senza la definizione dei criteri economici e l’approvazione dei decreti attuativi, previsti entro marzo 2025, non si potrebbero ottenere i benefici economici previsti dalla normativa vigente. Questo rischierebbe di generare un enorme contenzioso, oltre al pericolo di mancati pagamenti dei tributi nei confronti della municipalità e dello Stato proprio perché si rischierebbe il default per le attuali imprese che vi operano”, spiega Maurelli, sottolineando l’importanza di operare in linea con la recente legislazione.

In questo contesto, Federbalneari Italia invita anche la Regione Lazio a prendere una posizione chiara sul tema, al fine di garantire che vi siano delle indicazioni e priorità tali da disciplinare ogni attività da parte dei comuni anche a livello regionale.

“Non va dimenticato, inoltre, il grande potenziale turistico legato al Giubileo di Roma e per il ruolo che il Mare di Roma può rivestire, un evento che rischia di essere seriamente compromesso per un’idea non concertata dall’intera Amministrazione di Roma e mal coordinata.

In assenza di certezze e di un piano turistico adeguato, gli operatori ed i loro competitors non possono effettuare gli investimenti necessari per garantire i servizi turistici verso i consumatori finali”, avverte Maurelli.

Infine, il Presidente di Federbalneari Italia conclude: “Siamo in completo disaccordo con il Comune di Roma anche riguardo al Piano Utilizzo Arenili (PUA), che è ancora in stallo ed attende il parere finale regionale.

Nella sua versione ipotizzata, prevede grandi lotti, difformi naturalmente rispetto a quelli attualmente in concessione e prossimi alla scadenza. Procedendo in questo modo, le nostre aziende sarebbero costrette a chiudere, subendo, oltre al danno, anche la beffa di non poter beneficiare degli indennizzi previsti dalla normativa statale che il Comune di Roma dovrebbe indicare per ogni singola azienda come prevede la norma. Riteniamo si debba poter applicare almeno i principi base della norma e consentire alle imprese di rimanere in funzione alla legge ovvero fino al 2027 o 2028 in molti casi”.

Venezia, spiagge del Lido: Stop alle gare fino al 2027 con la proroga delle concessioni

Il Governo italiano ha deciso di prorogare le concessioni demaniali marittime al 2027, una scelta che avrà un impatto significativo anche sulle spiagge del Lido di Venezia. Tale proroga, confermata dall’assessore comunale al bilancio Michele Zuin, sospende per tre anni l’indizione di gare per il rinnovo delle concessioni, congelando la situazione attuale e garantendo agli operatori esistenti una maggiore stabilità, ma lasciando alcuni nel limbo delle incertezze.

Mentre a Jesolo molte concessioni sono state rinnovate in anticipo rispetto all’intervento governativo, al Lido la situazione resta ferma. I piani di rinnovo decennale avanzati da alcuni gestori in base alla legge regionale 33, così come nuove gare, non saranno processati fino alla scadenza della proroga. Questa decisione coinvolge solo le concessioni ancora in attesa di definizione, mentre alcune strutture già rinnovate, come quelle di “Venezia Spiagge” e degli stabilimenti ex Ciga, proseguiranno regolarmente le loro attività.

Alessandro Rizzo, presidente del Consorzio degli stabilimenti balneari del Lido, ha espresso preoccupazione per il futuro degli investimenti, definendo i tre anni di proroga un periodo di “limbo”. Secondo Rizzo, questo breve orizzonte temporale potrebbe scoraggiare i gestori dall’avviare progetti di modernizzazione e miglioramento delle strutture.

La scelta governativa di rimandare le gare mira a mettere ordine nel complesso panorama normativo legato alla Direttiva Bolkestein, che da anni alimenta tensioni e incertezze nel settore balneare italiano. L’assessore Zuin ha sottolineato che questa decisione permette agli operatori di lavorare con maggiore serenità, pur riconoscendo i limiti che un periodo così breve può imporre ai piani di sviluppo delle imprese.

Molti operatori locali lamentano la mancanza di chiarezza e temono che la proroga al 2027 non basti a risolvere il problema di fondo, ovvero la necessità di un quadro normativo stabile e condiviso. Ad esempio, il Consorzio Alberghi del Lido aveva presentato una domanda di rinnovo ventennale accompagnata da un piano di investimenti rilevante, ma la proroga blocca ogni decisione, alimentando ulteriormente l’incertezza.

Il “congelamento” delle gare per tre anni potrebbe offrire un’occasione per avviare un confronto più ampio tra le parti coinvolte: istituzioni locali, gestori e governo centrale. Tuttavia, senza un piano chiaro per il post-2027, il rischio è che questa proroga rappresenti solo un rinvio di problemi che richiedono soluzioni strutturali.

Questo scenario riflette una delle tante sfide che il settore balneare italiano deve affrontare per coniugare le richieste dell’Unione Europea, la tutela degli operatori locali e la valorizzazione delle coste come patrimonio nazionale.

“La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile!”

Ormai si è capito bene che le gare ergo le aste per le concessioni demaniali marittime, dipende solo ed esclusivamente dallo stato italiano, che in una sorta di concertazione con i suoi vari organi e poteri dello stato e con la complicità dell’unione europea le manda all’asta per scopi affaristici di lucro. “𝐍𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐫𝐢𝐮𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐟𝐢𝐚 𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐜𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐮𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐞𝐫𝐠𝐨 𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐜𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐳𝐳𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚, 𝐦𝐚 𝐜𝐢 𝐫𝐢𝐞𝐬𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐮𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞𝐚”. A questi Vampiri Criminali non gli fa ne caldo ne freddo, di gettare in mezzo alla strada le famiglie delle piccole micro imprese balneari, da cui il lavoro di balneari traggono l’unica fonte di sostentamento per la famiglia. La concorrenza e accrescere, aumentare il lavoro, creare una economia equilibrata e duratura e portare il pil di quelle aree povere, al pari della aree ricche del continente. 𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐩𝐫𝐞𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐦 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐦, 𝐯𝐢𝐥𝐞 𝐞 𝐛𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐬𝐜𝐚 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐭𝐚̀ 𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐫𝐛𝐢𝐭𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐢𝐥𝐥𝐞𝐠𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐮𝐫𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐭𝐢𝐬𝐦𝐨. Uno stato con analogie che si vedono solo nella Mafia, Usurai e Dittatori, “prima ti vessano e strozzano con tasse ecc. e infine “ti uccidono togliendoti e confiscando il lavoro e l’impresa”. Le famiglie delle piccole e micro imprese balneari a carattere familiare gettati in mezzo ad una strada come dei reietti. Come il dispotismo di qualche secolo fa, peggio di così l’Italia non poteva finire, “Povera Patria”