L’ira dei balneari non si ferma, istanze anche a Foggia:”Viviamo nell’incertezza più assoluta”

L’ira dei balneari non si ferma. Provenienti da tutto il Gargano hanno partecipato a Foggia ad un incontro pubblico organizzato da Confcommercio per rivendicare le loro istanze. Nel mirino la legge Bolkestein e il lassismo del Governo italiano che da tempo promette di risolvere il tema della proroga delle concessioni demaniali marittime. “Siamo preoccupati, viviamo nell’incertezza più assoluta, non ci sono regole certe per poter andare avanti. Il Governo ci sta condannando a morte dopo una vita di lavoro e sacrifici. Preferisce dare alle lobby internazionali i nostri lidi. Ci stanno prendendo solo in giro. Ci sentiamo presi in giro.  Quello che chiediamo è più tutele e più diritti per un comparto che negli anni ha assicurato economia. Di fronte ad una incertezza generale non siamo più in grado di effettuare nuovi investimenti”.

A Foggia anche il presidente del SIB, il sindacato italiano dei balneari, Antonio Capacchione. “Siamo arrabbiati ma anche determinati a difendere il proprio lavoro e le proprie aziende. Nessuno come noi possiede una balneazione attrezzata con servizi di qualità. Chiediamo al Governo di fare in fretta questa benedetta legge di riforma”. Intanto in veneto, a Jesolo sono partite le prime gare. “Grave questa fuga in avanti. Ora ci troviamo come nuovo concessionario mister Geox, a dimostrazione che le gare non determinano più spiagge libere o migliori servizi o tariffe ridotte. E’ l’esatto contrario perchè nel momento che Geox investe 7,5 milioni per la concessione dovrà pure recuperare questi soldi. Come? Investendo il meno possibile e aumentando il costo dell’ombrellone. Purtroppo il nostro governo tace, sicuramente è al lavoro ma ci preoccupa la tempistica”.

Lite in Confcommercio per il caso delle gare a Jesolo

In merito agli esiti delle gare per le concessioni balneari delle Unità minime di gestione n. 5 e n.7 di Jesolo, i presidenti di Confcommercio Veneto Bertin e di Federalberghi Veneto Schiavon, in una nota congiunta, dichiarano:

“Aprendo alla liberalizzazione, la direttiva Bolkestein ha cambiato gli scenari, provocando non poche difficoltà a livello nazionale. Il Veneto è l’unica regione che ha saputo dotarsi di una legge, la n.33, che ha disciplinato la questione, prevedendo procedure a evidenza pubblica e bandi di gara per l’assegnazione delle concessioni. Giova ricordare che questo strumento normativo è stato adottato a valle di un percorso di confronto e condivisione che ha coinvolto, in ogni passaggio, il sistema sindacale veneto. Per questo stupiscono certe dichiarazioni del presidente nazionale del Sib, il quale evidentemente dimentica che la direzione tracciata dalla legge n.33, adottata peraltro da tutti coloro hanno inteso partecipare alle gare di evidenza pubblica, corrisponde pertanto a una consapevole volontà espressa dagli imprenditori stessi e che le associazioni sindacali di rappresentanza hanno il dovere di rappresentare. Personalizzare poi la polemica o strumentalizzarla a fini politici è inammissibile”.

“Bene hanno fatto l’assessore Caner e poi anche la sindaca Nesto, presidente della Conferenza dei Comuni affacciati sul mare della nostra regione, a ricordare le opportunità offerte dalla legge veneta al fine di garantire il rinnovo ventennale delle concessioni agli operatori del nostro territorio – sottolineano i presidenti Bertin e Schiavon –. È grazie a questa che può essere adottato un modello innovativo che porterà consistenti investimenti, strategici per il rilancio dell’intero settore. Gli aggiudicatari di queste prime gare non sono multinazionali o grandi gruppi, ma aggregazioni di imprenditori locali. Dispiace chiaramente per coloro che non risultano tra gli aggiudicatari, ma siamo certi che il dialogo e la collaborazione tra tutti i soggetti locali, aggiudicatari e non, terrà debitamente conto delle esigenze di tutti gli operatori nell’interesse della destinazione e dei suoi milioni di ospiti. Su questo le associazioni di categoria vigileranno attentamente. Non corrisponde al vero che sia stato introdotto un meccanismo penalizzante. Anzi, il modello veneto, se applicato correttamente, potrebbe rischiare solo di fare scuola in tutta Italia”.