DL Coesione verso stop del Quirinale a emendamento balneari

Secondo fonti parlamentari, sarebbe stata avanzata la richiesta di ritiro degli emendamenti presentati al decreto legge Coesione in materia di redditometro e concessioni balneari, proposti rispettivamente da Forza Italia e dalla Lega. La circostanza è emersa al termine di una lunga e dettagliata riunione al Senato tra il governo e la maggioranza, volta a definire il complesso iter dell’esame in Commissione bilancio del provvedimento. All’incontro erano presenti anche il ministro per gli affari europei, Raffaele Fitto, e il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

Il Quirinale avrebbe ritenuto che le due proposte di modifica fossero estranee alle materie trattate dal decreto attualmente in esame presso la commissione Bilancio del Senato. D’altronde, il Presidente Mattarella aveva già espresso chiaramente la sua opinione mercoledì 12 giugno durante un discorso a Confcommercio, dove aveva apertamente criticato “il favoritismo statale verso privati e categorie che indebolisce la democrazia”. Le sue parole avevano lasciato poco spazio all’equivoco riguardo alla sua posizione.

Tuttavia, la presidenza della 5ª commissione di Palazzo Madama aveva dichiarato entrambe le proposte “proponibili”, pur con la riserva che l’emendamento relativo alle concessioni balneari risultava solo parzialmente proponibile. Questa valutazione ha inevitabilmente portato a ulteriori discussioni e riflessioni approfondite sulle possibili conseguenze delle modifiche proposte, sollevando numerosi interrogativi tra i membri della commissione e altri osservatori politici.

Emendamento sul Redditometro di Forza Italia Firmato dal Senatore Maurizio Gasparri, l’emendamento chiede l’abrogazione dello strumento previsto dall’articolo 38 del DPR 600/1973, che consente all’Agenzia delle Entrate di determinare il reddito presunto dei contribuenti sulla base di spese sostenute. Propone inoltre l’abrogazione dell’ultimo decreto del MEF (7 maggio 2024) che attua la misura, elencando gli elementi indicativi della capacità contributiva.

Emendamento sui Balneari della Lega Firmato da Massimiliano Romeo, l’emendamento richiede la pubblicazione dell’esito della mappatura del territorio costiero, realizzata dal tavolo tecnico istituito presso la Presidenza del Consiglio. La mappatura ha individuato le aree disponibili per lo sviluppo dei servizi turistici ricreativi e sportivi, secondo criteri quantitativi e qualitativi. L’emendamento propone anche di introdurre un indennizzo per il concessionario uscente, da pagare da parte del subentrante, e un criterio di prelazione a favore del titolare della concessione.

La richiesta di ritiro degli emendamenti ha generato dibattito in ambito parlamentare. Gli emendamenti, pur ritenuti proponibili dalla presidenza della 5ª commissione, sono stati giudicati estranei alle materie del decreto Coesione dal Quirinale. Questo intervento riflette l’attenzione sulle materie trattate nel decreto e il desiderio di mantenere il focus sulle tematiche specifiche in esame.

Cassazione, anche cabine amovibili soggette a imu

Le strutture precarie e amovibili degli stabilimenti balneari sono soggette al pagamento dell’IMU. Questo recente orientamento giurisprudenziale della Cassazione ha un impatto significativo su molti stabilimenti balneari e strutture ricettive, che ora devono considerare queste costruzioni nel calcolo dell’acconto IMU 2024, proprio all’inizio della stagione estiva.

La questione riguarda i fabbricati privi di strutture murarie e amovibili, come cabine, bagni rimuovibili e gazebo. La Cassazione, con le decisioni n. 7769/2023 e n. 12638/2024, ha stabilito che le strutture realizzate dal concessionario per offrire servizi balneari, anche se precarie e amovibili, hanno comunque una capacità reddituale e sono rilevanti ai fini dell’imposizione fiscale in quanto unità accatastabili.

L’articolo 2 del DM 2 gennaio 1998 considera unità immobiliari anche le costruzioni ancorate o fisse al suolo, di qualunque materiale costituite, così come gli edifici sospesi o galleggianti, stabilmente assicurati al suolo, purché risultino verificate le condizioni funzionali e reddituali. Anche i manufatti prefabbricati, ancorché semplicemente appoggiati al suolo, sono considerati unità immobiliari se stabili nel tempo e presentano autonomia funzionale e reddituale.

Secondo la Cassazione, la precarietà della struttura non ne esclude la rilevanza ai fini IMU. È indifferente la loro eventuale rimozione provvisoria, poiché ciò che conta è la possibilità di costruire e mantenere una struttura. L’eventuale rimozione provvisoria di una struttura precaria e amovibile non esclude la possibilità della sua ricollocazione e, quindi, è irrilevante ai fini dell’IMU, a differenza di una rimozione definitiva che sfocia in una variazione catastale.

Inoltre, secondo l’orientamento giurisprudenziale, sono soggette al pagamento dell’imposta anche le aree scoperte indispensabili al concessionario per lo svolgimento della sua attività, in quanto considerate autonome unità immobiliari potenzialmente produttive di reddito (Cassazione n. 10031/2017). La precarietà della struttura e la stagionalità dell’attività possono essere dedotte in sede di determinazione della rendita catastale.

In definitiva, le strutture precarie e amovibili degli stabilimenti balneari devono essere incluse nel calcolo dell’IMU. La Cassazione conferma che, dal punto di vista tributario, ciò che conta è la possibilità di mantenere una struttura, indipendentemente dalla sua precarietà o dalla possibilità di rimozione temporanea. Questo orientamento impone ai concessionari di considerare tutte le strutture utilizzate nell’ambito della loro attività nel calcolo dell’imposta, contribuendo a una maggiore chiarezza e uniformità nella tassazione del settore balneare.