Balneari, Ue: “Cerchiamo soluzione concordata in linea con diritto comunitario”

La Commissione Europea sta cercando una “soluzione concordata” con il governo italiano per la questione delle concessioni balneari, che il nostro Paese non mette a gara, violando la direttiva Bolkestein sui servizi nel mercato comune. Lo dice la portavoce per il Mercato Interno Johanna Bernsel, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. “Abbiamo ricevuto l’altroieri la lettera” con cui il governo italiano risponde al parere motivato, il secondo stadio della procedura d’infrazione in corso, spiega Bernsel. “La stiamo analizzando attentamente – aggiunge – in parallelo, stiamo conducendo un dialogo con le autorità italiane, per tentare di trovare una soluzione concordata che sia compatibile con il diritto Ue”.

Il Governo italiano prende tempo sui balneari, l’Ue apre al dialogo

Il termine previsto per la procedura d’infrazione sulla questione delle concessioni balneari è scaduto, e l’Italia ha risposto a Bruxelles chiedendo ulteriore tempo per aggiornare la mappatura delle spiagge e prorogare le licenze fino al 2025. La richiesta riflette la posizione prevalente del vicepremier Matteo Salvini, ma si discosta dalle aspettative dell’Unione Europea. Nel documento inviato a Bruxelles, il governo italiano ha sottolineato la necessità di una collaborazione per trovare una soluzione condivisa e riordinare un settore essenziale per il turismo.

La risposta italiana dettaglia un piano che prevede un confronto con gli Enti locali entro quattro mesi per valutare la scarsità delle risorse e definire gli indirizzi per il riordino del settore. Tuttavia, ci sono divergenze tra le visioni dell’Italia e dell’UE. Mentre Roma sostiene che il tavolo tecnico interministeriale dimostra l’assenza di scarsità, l’UE contesta il calcolo della quota del 33%, richiamando l’articolo 12 della direttiva Bolkestein sulla libera concorrenza.

Si prevede ora una nuova fase di confronto per affrontare le valutazioni tecniche e scongiurare il rischio di un deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia dell’UE e di una possibile maxi-multa. La questione mette in luce le sfide nel bilanciare le esigenze nazionali con le normative dell’UE, specialmente riguardo alla libera concorrenza nel settore dei servizi.