Il Tar di Lecce Blocca la Chiusura Anticipata di due Stabilimenti Balneari a San Foca

Il TAR di Lecce, attraverso due decreti cautelari emessi dalla I Sezione sotto la presidenza di Antonio Pasca, ha bloccato l’ordinanza del Comune di Melendugno che imponeva la chiusura anticipata della stagione balneare per due stabilimenti situati nella località di San Foca. L’ordinanza comunale prevedeva la cessazione delle attività entro il 30 settembre e lo smontaggio delle strutture balneari entro il 15 ottobre. La decisione del Tribunale ha accolto pienamente le tesi difensive presentate dagli avvocati Leonardo Maruotti e Francesco G. Romano, che hanno agito in rappresentanza dei concessionari delle spiagge.

La sentenza permette agli stabilimenti balneari di continuare a operare regolarmente fino al termine della stagione turistica, nonostante le disposizioni contrarie del Comune. Questo intervento giudiziario si inserisce in un contesto più ampio di controversie tra i gestori delle concessioni balneari e le amministrazioni locali, soprattutto in merito alla durata delle concessioni e alla necessità di smontare le strutture stagionali. La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che il settore è in attesa di riforme normative promesse ma non ancora attuate.

Mauro Della Valle, Presidente di Confimprese Demaniali Italia, ha criticato l’inerzia della politica e ha espresso il suo disappunto per la mancata approvazione di un emendamento che avrebbe permesso il mantenimento delle strutture balneari per tutto l’anno. Secondo Della Valle, il continuo obbligo di smontare e rimontare le strutture balneari comporta costi elevati per i concessionari, costringendoli talvolta a distruggere le infrastrutture esistenti. La sua critica si estende alla decisione del Comune di Melendugno, accusato di voler interrompere l’offerta turistica in un periodo in cui vi è ancora un notevole afflusso di turisti, nonostante le favorevoli condizioni meteorologiche.

Questo episodio mette in evidenza una problematica di lunga data riguardante la regolamentazione delle concessioni balneari in Italia, un settore che deve ancora adattarsi ai continui cambiamenti normativi e alle pressioni esercitate sia dalla politica locale che dalle istituzioni europee. La questione delle concessioni balneari è infatti al centro di numerose controversie legali, legate non solo alla durata delle concessioni stesse ma anche al rispetto della normativa comunitaria e della tutela della concorrenza.

La sospensione del provvedimento del Comune di Melendugno rappresenta una vittoria temporanea per i gestori delle spiagge, che però devono affrontare sfide continue in vista delle future gare per il rinnovo delle concessioni. L’esito finale di questa e di altre cause simili avrà un impatto significativo non solo per le singole imprese balneari, ma anche per l’intero comparto turistico e per la gestione delle coste italiane nei prossimi anni.

Balneari, Marabello (Movimento Indipendenza): “Scandalosa la presa in giro del governo Meloni”

“Esprimiamo la nostra solidarietà ai balneari italiani e soprattutto a quelli del mio territorio, ovvero del savonese, delusi come me dalle promesse mai mantenute dal Governo e da Fratelli d’Italia, un partito nel quale molti di noi, a suo tempo, hanno fortemente creduto”.

Lo afferma in una nota Fabrizio Marabello, membro della direzione nazionale e coordinatore di Savona e provincia del Movimento Indipendenza.

“E’ scandaloso che il Governo abbia deciso in poche ore le sorti di un’intera categoria di imprenditori (circa 30.000 in Italia di cui 753 in Liguria ) limitandosi a modificare (non certo in senso migliorativo) alcuni articoli della legge Draghi, tanto criticata da Giorgia Meloni nelle diverse campagne elettorali, disattendendo così le promesse fatte nelle diverse campagne elettorali senza neppure coinvolgere o informare preventivamente le rappresentanze sindacali, le Regioni e le Amministrazione comunali – continua -. Il risultato è che, l’Italia si è nuovamente piegata alle pretese dell’Unione Europea. Infatti, entro il giugno 2027 tutte le concessioni balneari andranno a gara e presumibilmente passeranno da imprese familiari sane, parte di un tessuto economico e sociale a base territoriale, a grossi gruppi di imprenditori che potranno contare su un potere di investimento impensabile e ineguagliabile dal piccolo imprenditore”.

“Ma c’è di peggio. Inspiegabilmente agli attuali concessionari non verrebbe riconosciuto il valore della azienda che hanno creato dal nulla ma solo il ristoro della parte non ancora ammortata degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni – aggiunge Marabello -. Praticamente una barzelletta se si tiene conto del fatto che in questo periodo di assoluta incertezza nessun investimento è stato realizzato. Quale imprenditore investirebbe ingenti somme per ammodernare una azienda che potrebbe essergli espropriata l’anno successivo? “.

“Fratelli d’Italia fu l’unico partito a non votare la legge Draghi, contro la quale, in campagna elettorale la Meloni tuonava assicurando una riscrittura della norma e affermando la necessità di evitare che le coste italiane finissero in mano chissà a chi, con il rischio di distruggere un tessuto economico sano e di mettere in pericolo il lavoro delle famiglie che lavorano nel settore e l’integrità dell’ambiente – sottolinea -. Peccato che a tali promesse non siano seguite azioni concrete. Il tavolo tecnico sulla mappatura è stato chiuso e il suo lavoro si è risolto in una perdita di tempo poichè i risultati ottenuti dall’indagine sulle coste italiane non sono neppure stati trasfusi in una norma, rimanendo come mera bozza di una attività prodromica di qualcosa che non fu.

L’attività del Governo italiano si è risolta in due anni di interlocuzione con l’UE, una lunga melina durante la quale gli imprenditori balneari (altro non avevano fatto che attenersi alle norme dello Stato), sono stati abbandonati al loro destino, nella totale incertezza, in balìa degli attacchi provenienti dalla magistratura, dall’Agcm e da buona parte della stampa, dipinti come abusivi e insultati come ladri, mentre alcuni Comuni andavano alle gare senza una norma nazionale che ne identificasse i criteri”.

“Il Movimento Indipendenza, oltre a essere solidale con la categoria dei balneari, è pronto a un incontro con le varie sigle sindacali che la rappresentano per discutere proposte risolutive della questione”, conclude Fabrizio Marabello.