Bolkestein, Croatti (M5s): “il demanio non è dei balneari”

 

Il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti torna per l’ ennesima volta sulla questione delle delle concessioni balneari:

“Mentre l’Unione europea invia il proprio parere motivato sulla procedura di infrazione al Portogallo, il governo Meloni e la sua maggioranza continuano a muoversi sul tema delle concessioni balneari in una direzione inaccettabile e pericolosissima per il Paese e per un comparto strategico che ha urgente necessità di certezze. L’ultima iniziativa della destra si concretizza in un emendamento al decreto Milleproroghe che istituisce l’ennesimo tavolo tecnico con compiti consultivi e di indirizzo in materia di concessioni demaniali. Il governo, a 100 giorni dal suo insediamento, riparte da zero aprendo un tavolo per discutere di cose già affrontate nel ddl Concorrenza dell’esecutivo Draghi ma composto soltanto dai rappresentanti dei ministeri competenti, da un rappresentante delle regioni e da un rappresentante per ogni associazione di categoria maggiormente rappresentativa del settore.

Inaccettabile che il governo decida il futuro delle nostre spiagge, un bene pubblico di tutti, senza che a quel tavolo siano invitati stakeholders che rappresentano a vario titolo i cittadini e i territori, come ANCI, le associazioni ambientaliste, le associazioni dei consumatori. Il comparto balneare non riguarda soltanto gli attuali concessionari ma anche i comuni costieri che conoscono le esigenze dirette dei territori e hanno una visione più chiara degli obiettivi che questa riforma dovrà assicurare alle comunità locali e a tutti i cittadini. E riguarda certamente anche tutti quegli interlocutori che si battono per i beni comuni, contro i privilegi e per l’ambiente. Il demanio non è proprietà dei balneari.
L’approccio della destra al tema non stupisce e anzi rappresenta l’ennesimo esempio di come questo governo intenda la politica, con l’interesse della collettività piegato all’interesse di pochi, con conseguenze potenzialmente gravissime, come salatissime sanzioni euro unitarie.

Deve essere chiaro al governo e anche agli attuali concessionari, pochi ormai in realtà a seguire la destra su questo approccio, che non ci potranno essere corsie preferenziali accettate da Bruxelles: l’Europa vuole che le concessioni di spiaggia siano riassegnate tramite gare pubbliche, aperte e trasparenti; quello che come M5S ci ostiniamo a dire da anni, non per colpire la categoria dei balneari, al contrario: per dare certezze, più diritti, più opportunità ad un comparto strategico che necessita con urgenza di investimenti per rendere la propria offerta turistica più competitiva”., conclude Croatti.

Capacchione (Sib): “Il Portogallo non ha risposto alla messa in mora dell’Ue”

Ogni qualvolta la questione balneare giunge vicino ad una possibile soluzione ecco che dalla Ue giungono con precisione chirurgica ammonimenti o riferimenti a situazioni che comunque possono incidere su una possibile soluzione positiva della vertenza.

Interviene sulla procedura d’infrazione aperta proprio qualche giorno fa sul Portogallo il presidente di Sib Confcommercio Antoni Capacchione.

Si sta dando ampio risalto alla procedura di infrazione sollevata dalla Commissione europea contro il Portogallo relativamente al diritto di prelazione, ivi previsto, del concessionario uscente in sede di rinnovo della concessione.

Infatti lo scorso 26 gennaio la Commissione europea ha dato notizia che, nel nutrito pacchetto di infrazioni di gennaio, ha deciso di emettere il cd Parere motivato nella procedura di infrazione contro il Portogallo nr. 2020 avviato con la lettera di messa in mora dello scorso 6 aprile 2022.

Sta di fatto che la Commissione europea ha emesso il cd Parere motivato perché il Portogallo non ha neppure risposto alla sua lettera. Non sono noti i motivi che hanno indotto quel Paese a snobbare la Commissione europea. Sono però evidenti le differenze sia nelle due procedure di infrazione che nel fenomeno della balneazione.

Per le procedure di infrazione si sottolinea che il nostro Paese, a differenza del Portogallo, ha risposto puntualmente e diffusamente con la lettera del 4 febbraio 2022. Non possiamo poi non rilevare la profonda differenza della balneazione attrezzata in Portogallo rispetto alla nostra.

In Portogallo poche concessioni con durata assai lunga (fino a 75 anni) e con scadenze sicuramente fra qualche decennio. In Italia decine di migliaia di concessioni con durata brevissima e con scadenze assai ravvicinate. È pertanto profondamente sbagliato utilizzare la vicenda portoghese per negare ai balneari italiani la tutela dei loro sacrosanti diritti riconosciuti anche dalla giurisprudenza europea.

Ci aspettiamo che il Governo e il Parlamento non si facciano, quindi, condizionare da informazioni incomplete che rischiano di essere fuorvianti.

Tonino Capacchione