Stabilimenti balneari, nasce la “carta di Maruggio”

 

Al termine della due giorni “Le concessioni demaniali marittime. Una fine o un inizio?” è stato sottoscritto dal Sindaco di Maruggio, località ove si è tenuto il seminario, e dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano un documento che porta appunto il nome dello stesso luogo. Ne da notizia il primo cittadino:

“Questi ultimi sono stati giorni intensi, in cui abbiamo discusso di concessioni demaniali, di turismo, di lavoro ed economia!
Due giorni di studio ed approfondimenti con un parterre di relatori composto dalle più alte cariche del Consiglio di Stato, Accademici, illustri Giuristi e rappresentanti delle istituzioni regionali e nazionali che ha portato alla sottoscrizione (tra me ed il Presidente Emiliano) di un decalogo da sottoporre all’attenzione del prossimo governo.
La “Carta di Maruggio” è realtà !
Questo è l’esempio che anche da un piccolo paesino del profondo Sud possono nascere e diffondersi proposte di rilevanza nazionale”

Questi i dieci punti stabiliti nella “Carta di Maruggio”:

  1. Una rilevante parte delle entrate della nostra bilancia dei pagamenti è frutto dell’associazione tra la naturale bellezza delle spiagge italiane e la tradizionale qualità del servizio balneare e delle risorse connesse.
  2. Gli stabilimenti balneari italiani e le loro modalità virtuose, tra le prime al mondo, sono dunque un importante volano per il turismo costiero ed un moltiplicatore per il PIL nazionale.
  3. Un abbassamento di queste qualità e potenzialità tradizionali legate a questa straordinaria ricchezza naturale e storico-culturale nazionale causerebbe una fatale contrazione di quest’importante componente della bilancia dei pagamenti e del PIL, che va scongiurata nell’interesse dell’intera economia costiera.
  4. L’attrattività degli stabilimenti balneari italiani ha per fattori essenziali la qualità, l’esperienza, la professionalità, la conoscenza delle particolarità del sito e dell’ambiente circostante.
  5. Il valore economico degli stabilimenti balneari, dei quali componente virtuosa sono gli investimenti di lungo periodo, va considerato non come un oggetto di lizza, ma come un’utilità offerta per la domanda di turismo balneare. Esso va potenziato e non depauperato attraverso contese meramente acquisitive.
  6. Ai fini positivi di cui sopra sono perciò essenziali da un lato l’expertise riguardante tutte le componenti positive che caratterizzano questa offerta, dall’altro la experience ricercata dal turista balneare e che – come nel contiguo agroalimentare – è fatta di connessione personale e fiduciaria con l’identità e le connotazioni del territorio, della cui immagine specifica (brand) il servizio balneare è percepito come prodotto caratteristico.
  7. La felice combinazione tra offerta e domanda di turismo balneare non si limita a soddisfare le due parti contraenti, perché irradia economie esterne sull’intero territorio circostante: ad esempio, ristoranti, alberghi, esercizi commerciali, patrimonio culturale, ….
  8. La concessione del bene demaniale balneare rimette alla capacità imprenditoriale del concessionario l’organizzazione e la strumentazione dell’offerta del servizio balneare, sulla quale mai è esistito altro fattore propulsivo che l’attrattività dell’offerta: non c’è alcun trasferimento di un servizio dalla mano pubblica a quella del concessionario.
  9. L’autentica competizione economica è perciò, ben più che sul singolo stabilimento balneare, tra i singoli stabilimenti balneari vicini.
  10. Non tutti questi interessi sono combinabili con il pur importante interesse alla salvaguardia della concorrenza per la concessione del bene demaniale.

Nasce il web magazine blueconomyitalia.it per raccontare sfide ed ambizioni del settore

Blue Economy, in Ue vale 176 miliardi di euro. Italia al terzo posto, con quasi 1 milione di occupati nel settore

 

La Blue Economy, l’economia derivata dalle attività sostenibili di imprese collegate all’ambiente marino, dalla pesca ai trasporti, al turismo, in Europa vale 176 miliardi di euro, secondo il Rapporto 2022 sull’Imprenditoria dell’Unione Europea. 

L’Italia si colloca al terzo posto tra i paesi europei con una percentuale del 13,5% e una ricaduta occupazionale che sfiora il milione di persone impiegate nei diversi settori dell’economia italiana del mare, con ben il 47% delle imprese operanti nei servizi di alloggio e ristorazione, ed il 30% divise tra l’industria del turismo ricreativo e della filiera ittica. Dati e percentuali importanti che testimoniano la crescita delle imprese attive nella blue economy, secondo il trend degli ultimi anni. In questo scenario l’industria del turismo costiero e ricettivo occupa un posto di rilievo e Federbalneari Italia in particolare, rappresentando oltre 2.000 realtà nel contesto della blue economy, intende posizionarsi come protagonista nel sistema della comunicazione e della promozione, volto a valorizzare il turismo “blu”, anche mediante la realizzazione del web magazine blueconomyitalia.it. 

Uno strumento prezioso di informazione che si rivolge ad una pluralità di attori: la community degli enti pubblici, le aziende collegate all’economia del mare, il mondo politico, l’imprenditoria del turismo balneare e dei servizi turistici. L’obiettivo del magazine è quello di fornire il più ampio risalto comunicativo all’industria del turismo del mare e dei singoli territori, anche in virtù della complessa ed inedita congiuntura economica internazionale post-pandemica ed energetica che stiamo vivendo.

“All’interno del web magazine, ospiteremo confronti su varie tematiche e saranno trattati argomenti di portata nazionale ed europea – considera Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia ed ideatore del web magazine – unitamente al gruppo di lavoro della redazione, che coordina il progetto di comunicazione federale, 

Offriremo l’opportunità di comunicare ad enti pubblici, aziende partner, associazioni e professionisti che operano nella blue economy”

 

 NUMERO di SETTEMBRE 2022: https://www.blueconomyitalia.it/