Capacchione (SIB): la “questione balneare” non sia risolta dai giudici ma dal Governo e dal Parlamento.

Nella foto il collegio difensivo presenti l’avv. Danilo Lorenzo, Pozzi, Frandi, Capacchione

“La legge 145/2018 è conforme al diritto europeo e comunque l’eventuale sua disapplicazione non spetta né
alla Pubblica amministrazione e neppure ai Giudici Ordinari”.

Nella seduta odierna del Consiglio di Stato, il SIB è stato presente in persona del suo Presidente Nazionale Antonio Capacchione e del Presidente Regionale Toscana Stefania Frandi, entrambi avvocati con patrocinio presso le Giurisdizioni Superiori. In sede di discussione non ci si è limitati ad un riferimento alle proprie memorie già depositate ma si è approfonditamente argomentato sulle ragioni giuridiche che vantano i balneari italiani.
La discussione è stata arricchita anche dagli interventi, univoci e coerenti fra loro, di tutti gli avvocati incaricati della difesa dei concessionari.

La nostra partecipazione personale e diretta ha contribuito a dimostrare e sottolineare alla Corte la rilevanza nazionale della futura decisione sul destino delle decine di migliaia di famiglie che rappresentiamo. Si è, quindi, potuto portare all’attenzione dell’Adunanza Plenaria l’inapplicabilità della cd Direttiva Servizi perché non selfexecutive; l’assenza del presupposto della “scarsità di risorsa”; la necessità dell’esistenza, “caso per caso”, della rilevanza transfrontaliera; la doverosità della tutela del legittimo affidamento e del valore aziendale proprio in ossequio della giurisprudenza unionale; la competenza della Corte Costituzionale nell’ipotesi di una eventuale disapplicazione della legge 145/2018, e così via.
In definitiva tutte le molteplici e note argomentazioni giuridiche. Il Consiglio di Stato, il cui Presidente Patroni Griffi ha diretto con competenza ed attenzione la discussione, ha infine riservato le cause per la decisione, che sarà depositata nelle prossime settimane.

Non si esclude che la questione sia rimessa alla Corte Costituzionale stante le possibili conseguenze penali e di lesioni dei diritti fondamentali, come il diritto di proprietà di una eventuale disapplicazione della norma nazionale in favore di quella europea.
Così come è anche possibile la rimessione alla Corte di Giustizia su una serie di questioni: dall’estraneità al Trattato Europeo di una armonizzazione in materia di turismo alla lesione del diritto di proprietà aziendale del concessionario o anche su altri aspetti specifici come l’assenza di una definizione europea del presupposto della “scarsità di risorsa”.
Siamo fiduciosi ancorché convinti che la “questione balneare” non debba essere risolta dai giudici ma dal Governo e dal Parlamento attraverso i quali si esplica la sovranità.
Ci auguriamo e ci stiamo adoperando affinché queste Istituzioni si assumano per intero la responsabilità di tutelare le 30.000 aziendale balneari e, con essi, salvaguardare un pezzo importante dell’economia e della storia del nostro Paese.

CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME, ASSESSORE SCAJOLA: SIANO IL GOVERNO E IL PARLAMENTO A RISOLVERE LA QUESTIONE E A TUTELARE LE IMPRESE E NON I TRIBUNALI.

GENOVA. “La questione balneare è centrale per l’Italia e la sua economia. Non a caso come coordinatore del Tavolo nazionale del Demanio Marittimo della Conferenza delle regioni mi sono speso insieme a tutti gli altri colleghi delle regioni italiane per dare certezze e tutele alle 30.000 imprese balneari che oltre a essere una fetta importante della nostra economia, rappresentano anche la storia e la tradizione del nostro Paese. Voglio sperare che quanto verrà stabilito dal Consiglio di Stato sia assolutamente favorevole alle legittime richieste del nostro settore balneare, tuttavia resto convinto che una problematica di questa rilevanza debba essere affrontata e una volta per tutte risolta, nelle sedi più opportune che sono il Parlamento e il Governo e non i tribunali. Così l’assessore di Regione Liguria e coordinatore del tavolo nazionale sul Demanio Marittimo della Conferenza delle Regioni, Marco Scajola, in merito alla trattenuta decisione da parte del Consiglio di Stato sulla legge 145 del 2018 che prevede l’estensione fino al 2033 di tutte le concessioni in scadenza nel 2020.