“La sentenza della Corte di Giustizia europea da’ ragione all’approccio che da anni la Lega e io personalmente, gia’ da ministro, portiamo avanti. Conferma, infatti, che l’eventuale applicazione della direttiva sulla concorrenza anche alle concessioni balneari italiane passa per la verifica della scarsita’ delle risorse a livello nazionale, non solo o non tanto a livello locale. Una scarsita’ che, di fronte a 8mila chilometri di coste, e’ evidentemente inesistente. Quindi: niente scarsita’, niente Bolkestein”.
“I giudici di Lussemburgo – riprende – scrivono che la direttiva europea ‘conferisce agli Stati membri un certo margine di
discrezionalita’ nella scelta dei criteri applicabili alla valutazione della scarsita’ delle risorse naturali’, preferendo una valutazione a carattere nazionale, locale, oppure combinata.
Questo smentisce chi, compreso il Consiglio di Stato, ha dato per scontata tale scarsita’, solo perche’ guardava a singoli Comuni o ristretti territori, in cui la presenza di stabilimenti balneari puo’ essere piu’ densa. Un criterio che noi abbiamo sempre respinto e oggi anche la CGE conferma la nostra valutazione”.
“In definitiva – conclude il responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega – questa sentenza rappresenta un’ulteriore spinta a procedere rapidamente con la mappatura delle spiagge da noi richiesta e a convocare rapidamente il
tavolo interministeriale per stabilire una volta per tutte con criteri equi i termini entro i quali le risorse del demanio marittimo italiano possono essere considerate scarse. Questi passaggi restano presupposti essenziali per mettere a gara eventuali nuove concessioni in maniera ‘imparziale e trasparente’, come richiesto dalla Corte, tutelando al contempo le imprese gia’ esistenti”.