Balneari: governo prepara risposta a Ue, oggi riunione tecnica poi il confronto politico obiettivo norma di riordino

Una riunione dei funzionari dei ministeri interessati sul dossier delle concessioni balneari, a quanto si apprende, è in programma oggi, per preparare la risposta con cui il governo deve rispondere alla lettera con cui la Commissione Ue il 16 dicembre ha sancito un passo avanti nella procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkestein. Alla riunione tecnica, a cui parteciperanno anche esponenti della maggioranza, dovrebbe seguire un confronto a livello politico. Il termine dei due mesi per rispondere alla lettera della Commissione scade il 16 gennaio.

L’obiettivo sarebbe quello già indicato dalla premier Giorgia Meloni nella sua conferenza stampa di settimana scorsa, ossia
“una norma di riordino che consenta di mettere ordine alla giungla di interventi e pronunciamenti che si sono susseguiti, e
che necessita di un confronto con la Commissione europea per arrivare al duplice obiettivo: da una parte, scongiurare la procedura di infrazione; dall’altra, dare certezze agli operatori che è sempre stata una delle nostre priorità” e “agli enti che devono poi applicare delle norme che non sono chiare, a partire dai Comuni”.

Concessioni idroelettriche: regioni e province autonome possono riassegnare agli uscenti

L’emendamento al decreto energia – firmato da 9 esponenti della Lega (compreso il presidente della commissione Attività produttive Alberto Gusmeroli), da 6 rappresentanti di Forza Italia, ma anche da uno di FdI (Riccardo Zucconi) oltre che da Noi moderati, Vallée d’Aoste e Mauro del Barba di Italia Viva – prevede la possibilità per le regioni e le province autonome di «riassegnare direttamente al concessionario scaduto o uscente» le concessioni «per l’uso di beni acquisiti alla proprietà pubblica, delle acque e della relativa forza idraulica».

La controversia riguardante le concessioni idroelettriche rimane aperta. Nonostante il decreto energia approvato dal Consiglio dei Ministri a fine novembre escluda la possibilità di nuove proroghe generiche, i parlamentari della maggioranza hanno presentato alla Commissione della Camera degli emendamenti che vanno in direzione opposta.
Questa proposta, sostenuta dall’intero centro destra, comporta il rischio di un contenzioso con l’Unione Europea, analogamente a quanto sta avvenendo con gli ambulanti e le concessioni balneari. La Commissione europea ha espressamente richiesto l’apertura del mercato idroelettrico attraverso gare specifiche. L’Italia si è allineata con la precedente legge sulla concorrenza, e nei prossimi anni si prevede che oltre l’80% degli impianti esistenti (stimati entro il 2029) sarà oggetto di gare competitive.
Tuttavia, gli attori direttamente interessati temono un massiccio ingresso nel settore da parte di operatori stranieri. Questi potrebbero accaparrarsi una delle fonti di energia rinnovabile più abbondanti in Italia, attualmente spesso gestita principalmente da società controllate maggiormente dagli enti locali o dalle loro aziende municipalizzate.

La maggioranza di centro destra ha ripreso l’argomento delle concessioni idroelettriche, non proponendo una proroga diretta, ma una “riassegnazione” degli impianti alle aziende già in gestione. L’emendamento al decreto energia, sottoscritto da rappresentanti della Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia (9 esponenti della Lega, compreso il presidente della commissione Attività produttive Alberto Gusmeroli), da 6 rappresentanti di Forza Italia, ma anche da uno di FdI, Riccardo Zucconi e altri partiti (Noi moderati, Vallée d’Aoste e Mauro del Barba di Italia Viva) , permetterebbe alle regioni e province autonome di “riassegnare direttamente al concessionario uscente” le concessioni per l’utilizzo delle risorse idriche e la relativa forza idraulica.
Questa proposta offre un’alternativa più rapida rispetto alle procedure concorsuali di assegnazione, pur garantendo condizioni economiche di mercato. Tuttavia, sono poste delle condizioni: le amministrazioni locali dovranno richiedere ai concessionari uscenti di presentare una proposta tecnico-economica e finanziaria che includa un piano pluriennale di investimenti sugli impianti e sul territorio. In alternativa, le amministrazioni potranno costituire una società mista pubblico-privata con il concessionario scaduto o uscente. La durata delle nuove concessioni sarà quella prevista per legge, da 20 a 40 anni, con la possibilità di un’estensione massima di 10 anni in base alle esigenze delle regioni.