Balneari, Bonelli (Avs): “La destra vuole favorire le lobby e ignora il diritto europeo”

Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, in una nota ha ribadito le responsabilità del governo Meloni sulla questione balneari, dopo la lettera inviata dalla Commissione Ue per l’infrazione della direttiva Bolkenstein.

“La lettera UE sulla procedura infrazione conferma quanto la premier Meloni sia refrattaria al rispetto del diritto europeo e delle sentenze dei tribunali amministrativi e civili della Repubblica Italiana che hanno stabilito la non possibilità di prorogare le concessioni demaniali marittime. Ma quello che ha fatto di grave questo governo è che, nel documento di ricognizione delle spiagge inviato alla Commissione europea, afferma che solo il 33% delle coste italiane è occupato da concessioni demaniali turistico-ricreative sostenendo che le future spiagge libere potranno essere messe in concessione secondo la Bolkestein. Per raggiungere questo obiettivo il Governo dovrà prevedere che almeno il 30% delle spiagge e coste libere da stabilimenti balneari e manufatti possano essere dati in concessione”.

“Il governo, sulla base del documento inviato all’UE, si accinge a mettere a gara almeno il 30 % delle spiagge libere del nostro Paese per non mettere a gara quelle esistenti. Si autorizza l’assalto alle spiagge con la privatizzazione e cementificazione delle coste ancora integre per difendere gli interessi di chi paga pochi euro di canone di concessione a fronte di incassi milionari, come dimostra il caso della Ministra Santanchè e del suo Twiga, che, nonostante un fatturato di quasi 10 milioni di euro, paga un canone annuo ridicolo: solo 18 mila euro. È di 10 miliardi di euro il fatturato degli stabilimenti”.

Balneari: Turco-Croatti (M5S), ‘Meloni ci porta dritti a deferimento Corte Giustizia Ue

 

“Tanto tuonò che piovve: alla fine la lettera dell’Ue con la procedura d’infrazione è pronta, e forse già domani ne conosceremo i contenuti. E’ davvero inqualificabile l’ottusità con cui il governo Meloni, in tema di concessioni demaniali, vuole fare dell’Italia uno zimbello su scala europea. Con la premier che se ne lava beatamente le mani. Tutto questo per mantenere uno status quo di concessioni praticamente a vita. Un sistema ormai fallace, con investimenti fermi grazie ai patrioti che da un anno e mezzo lasciano il comparto nella più totale incertezza. La procedura d’infrazione porta con sé un incredibile salasso alle tasche di tutti i cittadini italiani che già devono affrontare la serie di rincari dovuti all’inflazione. La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea dello scorso aprile aveva stabilito che le concessioni balneari in Italia non sono conformi alla normativa europea, in quanto non sono assegnate tramite procedure di gara pubbliche e non sono stabilite regole chiare e trasparenti per la loro durata. Il governo italiano ha parlato – spesso a vanvera – e promesso tanto. Al momento ciò che è certo è che non ha ancora presentato un disegno di legge in Parlamento”.

Ribadiamo ciò che diciamo orami da diversi mesi: questa maggioranza si è tanto agitata sul tema, ma non è stata in grado di fornire neanche un accenno di soluzione a questa impasse”. Così i senatori M5s Mario Turco e Marco Croatti. “Oggi – aggiungono – anche il ministro Salvini si arrampica sugli specchi dicendo che non può valere solo il criterio economico, dimostrando peraltro di non conoscere la norma precedente che ha concorso a cancellare, dopo che Lega e Forza Italia l’avevano approvata, e che ora vorrebbe fare sua, ripristinandola. Il precedente impianto normativo introdotto con il Ddl Concorrenza e approvato nel corso del governo Draghi, infatti, prevedeva già una serie di tutele contro il rischio delle imprese multinazionali, che peraltro lo stesso M5S era riuscito a far approvare. Grande è pertanto la responsabilità politica del governo Meloni che ha concorso a creare confusione e immobilismo negli investimenti in un settore strategico per l’economia italiana. Ed è proprio tale situazione di incertezza che rischia di danneggiare gli operatori virtuosi e di favorire i grandi gruppi”. “L’auspicio ora è che dopo il monito della Corte di giustizia europea si metta fine una volta per tutte a questa messa in scena demagogica e inconcludente, e si rientri sui binari dell’intesa raggiunta un anno fa che tiene in equilibrio gli interessi dello Stato, degli imprenditori, dei lavoratori e dei cittadini.

L’esecutivo ci risparmi un’altra figuraccia internazionale e getti le basi per una nuova stagione trasparente di gare pubbliche: dopo le pronunce del Consiglio di Stato e i rilievi del presidente Mattarella messi per iscritto, il governo deve dare uno scenario definito al settore”, concludono.