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“Esclusione dalla Direttiva Bolkestein delle concessioni demaniali marittime nei siti Natura 2000”

Questione cruciale riguardante l’interazione tra la direttiva sui servizi (Direttiva 2006/123/CE, nota come “Bolkestein”) e le concessioni demaniali marittime in aree protette della Rete Natura 2000. Il contesto principale è che tali concessioni, ricadenti in zone soggette a normativa ambientale comunitaria specifica (come le Direttive “Habitat” 92/43/CEE e “Uccelli” 2009/147/CE), non siano assoggettabili alla direttiva Bolkestein, poiché prevale il principio di tutela ambientale su quello di libero mercato.

  1. Gerarchia delle norme comunitarie:
    Il diritto dell’UE riconosce il principio di lex specialis derogat legi generali (una norma settoriale prevale
    su una generale). Le Direttive Habitat e Uccelli, che istituiscono la Rete Natura 2000, rappresentano una
    normativa settoriale sui beni di concessioni demaniali marittimi, volta a garantire la conservazione della
    biodiversità. Esse impongono agli Stati membri obblighi rigorosi per evitare il deterioramento dei siti,
    inclusa la valutazione di compatibilità ambientale per attività economiche. Pertanto, queste regole
    specifiche escludono l’applicazione della direttiva Bolkestein, che persegue obiettivi di liberalizzazione
    del mercato.
  2. Priorità ambientale vs. logica di mercato:
    La Corte di Giustizia UE ha più volte affermato che la tutela dell’ambiente costituisce un “interesse
    fondamentale” dell’Unione (art. 11 TFUE e art. 37 Carta dei Diritti Fondamentali). Di conseguenza, le
    attività in aree Natura 2000 devono essere gestite in modo da privilegiare la conservazione, anche
    limitando la concorrenza se necessario. La Bolkestein, invece, mira a rimuovere ostacoli al mercato
    interno, presupponendo un contesto di libera iniziativa economica incompatibile con le restrizioni
    ambientali.
  3. Esclusione esplicita nella direttiva Bolkestein:
    L’art. 1(6) della direttiva 2006/123/CE esclude esplicitamente dal suo ambito i servizi di interesse
    economico generale e le attività già coperte da altre normative settoriali. Poiché le concessioni in aree
    Natura 2000 sono subordinate al rispetto delle Direttive Habitat/Uccelli (che richiedono autorizzazioni
    vincolate a criteri ecologici), non rientrano nel campo di applicazione della Bolkestein, essendo già
    regolate da un quadro normativo prioritario.
  4. Implicazioni pratiche:
    Gli Stati membri possono pertanto mantenere regimi concessionali non aperti al mercato (es. rinnovi
    automatici, criteri non competitivi) per le aree demaniali marittime protette, purché giustificati da esigenze
    ambientali. Ciò è coerente con la giurisprudenza UE, che consente deroghe al principio di concorrenza
    qualora necessarie per proteggere l’ambiente (art. 52 TFUE).

    Le concessioni in siti Natura 2000 sono effettivamente escluse dalla direttiva Bolkestein grazie alla
    preminenza del diritto ambientale comunitario, che prevale sugli obiettivi di liberalizzazione. Natura
    specifica delle concessioni in aree Natura 2000: Le concessioni in aree Natura 2000 non possono essere
    considerate meramente come attività economiche ordinarie. La gestione di queste aree richiede un
    approccio integrato che tenga conto degli obiettivi di conservazione. Questo può comportare limitazioni
    alle attività economiche, vincoli ambientali specifici, obblighi di monitoraggio e gestione ambientale. Le
    concessioni in questi siti sono quindi intrinsecamente diverse da quelle che si trovano al di fuori, in
    quanto devono necessariamente essere compatibili con le finalità di tutela ambientale del sito Natura
    2000.

“Elevando a unico elemento della concessione lo scopo economico. Così facendo, ci si occupa di una parte, dimenticando il tutto. Se così, lo scopo della direttiva Bolkestein è la eliminazione di ogni ostacolo all’esercizio di un diritto privato già esistente per uno scopo esclusivamente economico, applicarla alle concessioni demaniali significa considerare tutta la legislazione che
protegge il demanio marittimo una limitazione non giustificata o discriminatoria rispetto a ogni altra attività economica situata nel restante territorio dello stato.”

Pasquale Faraco imprenditore Lucano

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Concessioni balneari in Sicilia: Incertezze e criticità delle nuove regole

Il governo regionale ha approvato le nuove regole per il rilascio delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico-ricreativo e sportivo. Grazie a questo provvedimento, i Comuni costieri potranno avviare i bandi per l’assegnazione delle aree libere già a partire dalla prossima estate.

Il decreto stabilisce le modalità di affidamento delle nuove concessioni. I Comuni che hanno già adottato i Piani di utilizzo del demanio marittimo (Pudm) potranno rilasciare concessioni con una durata compresa tra 5 e 20 anni. Invece, gli enti locali che hanno approvato il Pudm in consiglio comunale, ma sono ancora in attesa della sua approvazione definitiva, potranno concedere autorizzazioni temporanee della durata di 6 anni.

Tra i criteri stabiliti dalle linee guida, viene introdotto un sistema di premialità per le micro, piccole e medie imprese. Inoltre, per evitare eccessive concentrazioni, si stabilisce un limite massimo di concessioni che ogni soggetto può detenere: fino a due nello stesso Comune, tre nella stessa provincia e cinque in tutta la regione.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che ha sottolineato come questa misura porti ordine in un settore fondamentale per l’economia locale, garantendo regole chiare, tempi certi e trasparenza nelle procedure. L’obiettivo è favorire nuovi investimenti e migliorare la qualità delle strutture turistico-ricreative, senza trascurare la tutela delle coste.

L’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente, Giusi Savarino, ha ricordato che, mentre le concessioni esistenti sono prorogate fino al 2027 dal governo nazionale e rappresentano solo il 17% delle aree disponibili, le nuove linee guida permettono ai Comuni di assegnare ulteriori concessioni nel rispetto delle normative nazionali e regionali. Il provvedimento definisce le procedure di assegnazione, gli interventi ammessi e i criteri di valutazione delle domande, promuovendo uno sviluppo sostenibile e valorizzando le peculiarità culturali ed enogastronomiche dei territori.

Sulla questione intervien il presidente dell’Associazione Turistica Balneare Siciliana, Antonio Firullo

1️⃣ Chi gestisce il Demanio Marittimo?
L’articolo 3 della Legge Regionale n. 32 stabilisce chiaramente che le STA sono responsabili della gestione del Demanio e del rilascio delle concessioni. Esiste forse una nuova legge che trasferisce questa competenza ai Comuni costieri?

2️⃣ L’applicazione della Direttiva Europea è coerente?
L’Assessore regionale ha dichiarato che il nuovo regolamento è stato possibile “perché non c’è scarsità della risorsa”. Ma allora, perché è stata applicata la Direttiva Europea Bolkestein, che impone la selezione tramite bando pubblico solo in caso di scarsità di concessioni disponibili?

3️⃣ Perché le concessioni sono valide solo fino al 2027?
L’articolo 13 della Direttiva Europea stabilisce che le concessioni devono essere garantite per un tempo adeguato. Allora, perché la Regione Siciliana riconosce la validità delle concessioni solo fino a settembre 2027 invece del 2033, come previsto dalla legge? I concessionari siciliani hanno dovuto chiedere l’estensione al 2033 tramite un portale pubblico, mentre nel resto d’Italia le concessioni sono state rinnovate automaticamente.

Perché la Regione Siciliana impone i bandi?

Noi, concessionari balneari siciliani, abbiamo rispettato tutte le condizioni per essere esclusi dal Decreto Infrazioni del Governo Italiano, eppure la Regione insiste per applicarlo anche alle nostre concessioni. Perché?

L’autonomia della Sicilia ha permesso in passato di legiferare diversamente rispetto al resto d’Italia, arrivando a modificare il Codice della Navigazione per adeguarlo alle esigenze locali. Adesso, però, improvvisamente viene imposto un cambio di rotta, seguendo le direttive di Roma, senza alcuna giustificazione logica.

È evidente che i bandi porteranno maggiori entrate alla Regione, ma creeranno anche un’ondata di contenziosi legali. Inoltre, i Comuni costieri non sono preparati per gestire il Demanio Marittimo, una materia complessa che finora è stata affidata alle STA. Il 65% dei Comuni non ha mai pianificato né regolamentato il proprio tratto di costa: ora, in pochissimo tempo, dovranno occuparsi di un compito che non conoscono.

Una Riforma Controproducente

Con l’introduzione del nuovo Decreto Assessoriale del 2 gennaio 2025, la Regione ha semplificato le procedure di approvazione dei PUDM (Piani Utilizzo del Demanio Marittimo) per aiutare i Comuni inadempienti. Ma questa semplificazione forzata potrebbe portare a piani errati e mal gestiti, con conseguenze negative sia per i concessionari che per l’intero settore turistico.

Inoltre, le associazioni di categoria non sono mai state coinvolte nella stesura dei nuovi PUDM, nonostante la legge preveda il loro coinvolgimento. L’Assessore ignora le nostre richieste, e la bozza delle nuove linee guida per i bandi non è mai stata resa pubblica, nonostante le ripetute richieste al Tavolo Tecnico.

Il Ruolo dei Concessionari Balneari Siciliani

Noi non siamo semplici privati, né “Briatori milionari”. Siamo aziende a conduzione familiare, paghiamo tasse e contributi, e garantiamo servizi essenziali che spesso i Comuni non offrono, nonostante ne abbiano l’obbligo:
✔️ Servizio di primo soccorso e infermeria attrezzata
✔️ Bagnini e salvataggio
✔️ Pulizia delle spiagge tutto l’anno
✔️ Accessibilità per persone con disabilità

Creiamo lavoro, specialmente per i giovani, e generiamo importanti introiti per la Regione. Siamo il motore del turismo balneare in Sicilia, eppure veniamo trattati con diffidenza e mancanza di rispetto.

Qual è lo scopo reale di questa riforma?

La maggior parte dei PUDM dei Comuni Costieri non prevede nuove aree da assegnare tramite bando, quindi a cosa serve questa riforma?
Un esempio è il Piano del Comune di Taormina, che non prevede nuove aree e che inizialmente era stato bocciato dalla STA della Provincia di Messina. Ora, con il nuovo Decreto Assessoriale, verrà approvato comunque, nonostante gli errori evidenti.

Le Nostre Richieste

Abbiamo deciso di sospendere gli incontri con i deputati regionali all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) e abbiamo convocato un’Assemblea generale dei concessionari balneari per discutere le prossime azioni.

Chiediamo:
Rispetto della normativa esistente, senza forzature contrarie alle direttive europee e alla legislazione regionale
Trasparenza nelle decisioni e coinvolgimento delle associazioni di categoria
Garanzie per i concessionari esistenti, che da anni investono e migliorano il territorio

La nostra battaglia non è solo per difendere le nostre aziende, ma anche per la tutela del turismo e dell’economia della Sicilia.