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Balneari, Marabello (Movimento Indipendenza): “Scandalosa la presa in giro del governo Meloni”

“Esprimiamo la nostra solidarietà ai balneari italiani e soprattutto a quelli del mio territorio, ovvero del savonese, delusi come me dalle promesse mai mantenute dal Governo e da Fratelli d’Italia, un partito nel quale molti di noi, a suo tempo, hanno fortemente creduto”.

Lo afferma in una nota Fabrizio Marabello, membro della direzione nazionale e coordinatore di Savona e provincia del Movimento Indipendenza.

“E’ scandaloso che il Governo abbia deciso in poche ore le sorti di un’intera categoria di imprenditori (circa 30.000 in Italia di cui 753 in Liguria ) limitandosi a modificare (non certo in senso migliorativo) alcuni articoli della legge Draghi, tanto criticata da Giorgia Meloni nelle diverse campagne elettorali, disattendendo così le promesse fatte nelle diverse campagne elettorali senza neppure coinvolgere o informare preventivamente le rappresentanze sindacali, le Regioni e le Amministrazione comunali – continua -. Il risultato è che, l’Italia si è nuovamente piegata alle pretese dell’Unione Europea. Infatti, entro il giugno 2027 tutte le concessioni balneari andranno a gara e presumibilmente passeranno da imprese familiari sane, parte di un tessuto economico e sociale a base territoriale, a grossi gruppi di imprenditori che potranno contare su un potere di investimento impensabile e ineguagliabile dal piccolo imprenditore”.

“Ma c’è di peggio. Inspiegabilmente agli attuali concessionari non verrebbe riconosciuto il valore della azienda che hanno creato dal nulla ma solo il ristoro della parte non ancora ammortata degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni – aggiunge Marabello -. Praticamente una barzelletta se si tiene conto del fatto che in questo periodo di assoluta incertezza nessun investimento è stato realizzato. Quale imprenditore investirebbe ingenti somme per ammodernare una azienda che potrebbe essergli espropriata l’anno successivo? “.

“Fratelli d’Italia fu l’unico partito a non votare la legge Draghi, contro la quale, in campagna elettorale la Meloni tuonava assicurando una riscrittura della norma e affermando la necessità di evitare che le coste italiane finissero in mano chissà a chi, con il rischio di distruggere un tessuto economico sano e di mettere in pericolo il lavoro delle famiglie che lavorano nel settore e l’integrità dell’ambiente – sottolinea -. Peccato che a tali promesse non siano seguite azioni concrete. Il tavolo tecnico sulla mappatura è stato chiuso e il suo lavoro si è risolto in una perdita di tempo poichè i risultati ottenuti dall’indagine sulle coste italiane non sono neppure stati trasfusi in una norma, rimanendo come mera bozza di una attività prodromica di qualcosa che non fu.

L’attività del Governo italiano si è risolta in due anni di interlocuzione con l’UE, una lunga melina durante la quale gli imprenditori balneari (altro non avevano fatto che attenersi alle norme dello Stato), sono stati abbandonati al loro destino, nella totale incertezza, in balìa degli attacchi provenienti dalla magistratura, dall’Agcm e da buona parte della stampa, dipinti come abusivi e insultati come ladri, mentre alcuni Comuni andavano alle gare senza una norma nazionale che ne identificasse i criteri”.

“Il Movimento Indipendenza, oltre a essere solidale con la categoria dei balneari, è pronto a un incontro con le varie sigle sindacali che la rappresentano per discutere proposte risolutive della questione”, conclude Fabrizio Marabello.

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Maurelli, Federbalneari Italia: “Giudizio non soddisfacente sulla riforma, questione Portogallo gestita diversamente dall’UE.”

Il provvedimento approvato mercoledì dal Consiglio dei Ministri non è stato ritenuto sufficiente a rassicurare il tessuto dell’industria balneare italiana, che dal Governo si aspettava una maggiore presa di posizione sul lavoro sin qui avviato pur rappresentando certamente un punto di partenza inevitabile vista la necessità di un dialogo non facile da ormai 15 anni con la Commissione UE.

Nel decreto, almeno secondo FEDERBALNEARI ITALIA sono presenti alcuni punti cardine che tengono in conto le esigenze di tutela del comparto turistico balneare italiano ma non sono stati ben coordinati tra loro. 

“Se da un lato comprendiamo in parte la scelta obbligata da parte del Governo, viste le difficoltà di rapporto con la Commissione Europea e l’evidente rischio di un’ulteriore deferimento della procedura d’infrazione in Corte di Giustizia che avrebbe creato non pochi problemi alla stabilità del settore, dall’altro siamo insoddisfatti del mancato dialogo tra Governo e categoria con un provvedimento da approvare senza un dialogo preventivo e ragionato con la categoria, con le regioni ed i comuni”, afferma Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia.

Da una prima valutazione dei principi inseriti nel Dl, risulta ancora insoddisfacente il piano di tutela per le PMI concessionarie.

“Secondo il provvedimento occorrerà determinare bene il valore economico dell’impresa a partire dalla disciplina degli investimenti e degli ammortamenti che rappresenta il patrimonio aziendale che il concessionario potrà far valere nel brevissimo periodo”, continua Maurelli. “Non si è tenuto conto del fatto che la causa dei mancati investimenti degli ultimi 15 anni è proprio l’incertezza generata dal regime di prorogatio che perdura dal 2009 per la mancata scelta di governi e legislatori che ha sin qui caratterizzato questo momento storico. Abbiamo assistito a quattro proroghe, cinque con quest’ultima, certamente diversa dalle altre”, puntualizza Maurelli.

“Chiediamo dunque al Governo di sospendere i bandi avviati arbitrariamente dai comuni per assegnare le concessioni in modo fin troppo arbitrario sulle nostre coste e non in linea con il presente Dl Salva Infrazioni e provvedere così prima alla scrittura dei criteri economici previsti dal Dl stesso. Inoltre avremmo preferito che fosse fatto salvo il criterio della pianificazione turistica attuale per evitare che gli attuali lotti concessori potessero essere aggregati cancellando di fatto gli attuali lotti concessori.

Si rischia che il “modello Jesolo” prevalga senza alcuna regola e questo non vogliamo sia consentito.

Abbiamo tempo fino al 2027 o 2028 per risolvere e chiarire, nella fase attuativa della riforma, le annose questioni economiche non ancora definite.

Siamo molto preoccupati per il futuro dell’attuale modello turistico balneare.

Riteniamo vi sia stato un differente trattamento tra alcuni stati membri come il Portogallo e l’Italia ad esempio. Dopo 13 mesi per il Portogallo l’infrazione è stata conclusa e lo ricordiamo, ha conservato l’elemento della prelazione al proprio interno oltre a periodi concessori ben più ampi di quelli italiani sia pur nel rispetto della Direttiva Servizi a cui è stato richiamato.

Federbalneari Italia giudica esprime la propria preoccupazione a partire dai Comuni costieri a cui è stata concessa autonomia sulla “questione della concorrenza”, di esclusivo appannaggio statale, con il rischio generare ulteriore contenzioso che non farebbe bene al turismo “made in Italy”.