De Pascale (PD): “Proporrò nuova legge regionale a tutela dei balneari”

“Se il Governo continuerà a essere latitante chiederò al consiglio regionale di intervenire con una legge a tutela del modello emiliano-romagnolo”

Sono ormai quindici anni – dichiara Michele de Pascale, candidato del Centrosinistra e Civici alla presidenza della Regione Emilia-Romagna – che a ogni tornata elettorale la destra promette agli operatori balneari che se vincerà le elezioni cambierà la direttiva Bolkestein facendo uscire il tema delle concessioni balneari dalla sua applicazione. Comprensibilmente, viste le preoccupazioni per il loro futuro, molti operatori all’inizio si sono fidati, ma dopo quindici anni di vane promesse non si fida quasi più nessuno”.

“Lo so bene perché è da quando ero consigliere comunale a Cervia nel 2009 che mi occupo del tema Bolkestein. Possono testimoniarlo gli operatori balneari romagnoli, che mi hanno sempre visto a tutte le loro assemblee e a tutte le loro iniziative, dove ho sempre detto con franchezza come vedevo le cose, senza mai prendere in giro nessuno – prosegue de Pascale – Diversamente da quanto hanno fatto di volta in volta la Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, compresa la stessa presidente del Consiglio Meloni che, lo ripeto, a ogni elezione hanno illuso gli operatori balneari dicendo loro di non preoccuparsi perché se avessero vinto avrebbero cambiato la Bolkestein facendo stralciare il tema delle concessioni demaniali dalla sua applicazione. Promesse che si sono sempre rivelate vane e alle quali gli operatori giustamente non credono più”.

“Preso atto che, a prescindere dalle opinioni il tema delle evidenze è ineludibile, da anni le richieste della maggior parte dei sindacati del settore e anche degli enti locali vanno in una direzione univoca: avere una legge che consenta di fare procedure pubbliche di assegnazione delle concessioni che tutelino il modello imprenditoriale emiliano-romagnolo, che non favoriscano speculatori, ma che consentano di lavorare sulla qualità dei servizi, sulla professionalità, sugli investimenti, la sicurezza della balneazione e la tutela ambientale; e inoltre di prevedere un equo indennizzo laddove un concessionario non dovesse vedersi riassegnata la concessione – sottolinea il sindaco ravennate – Questi sono i due punti di buon senso che dovevano già da tempo essere diventati realtà e che il Governo si rifiuta di affrontare per non dare la dimostrazione plastica delle bugie che la destra racconta da quindici anni”.

“L’Emilia-Romagna aveva già fatto una legge regionale con il presidente Errani che tutelava gli imprenditori balneari legando le concessioni agli investimenti. Questa legge fu impugnata dall’allora governo Berlusconi e purtroppo la Corte Costituzionale ha sempre avuto un orientamento univoco sul fatto che questa materia deve essere normata a livella nazionale. Ma se il Governo continuerà a non fare nulla mettendo a rischio gli imprenditori e costringendo gli enti locali a fare gare frettolose che stravolgono il modello emiliano-romagnolo e che non prevedono indennizzi – conclude de Pascale – proporrò al consiglio regionale dell’Emilia-Romagna di normare nuovamente questo aspetto e vedremo se il Governo impugnerà nuovamente la norma o almeno consentirà, in mancanza di una sua azione, alle Regioni di poter tutelare il proprio modello turistico”.

Bakneari, Bonelli: “Meloni vuole prorogare concessioni contro diritto Ue”

“Il governo MELONI si accinge a varare un decreto per approvare una proroga alle concessioni demaniali che è contro il diritto europeo. Questa è la destra che tutela i privilegi e che ha barato sulla lunghezza della costa italiana aumentandola di 3 mila km portandola da 8 mila a 11 mila”. Spiega il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. “Giorgia MELONI avrebbe potuto applicare la norma Draghi, che era un punto di mediazione, ma non l’ha fatto. Del resto cosa
possiamo aspettarci da un governo che vive nel conflitto d’interessi, se pensiamo che la ministra per il Turismo Santanchè
è stata la proprietaria del Twiga?”. “Ricordo – prosegue Bonelli – che l’incidenza media del canone sul fatturato di uno stabilimento non supera l’1,2-1,3% e, in molti casi, arriva appena allo 0,3-0,4 per cento. Valga per tutti il caso proprio del Twiga di Flavio Briatore, uno dei bagni più esclusivi di Forte dei Marmi, che paga allo Stato, per stessa ammissione dell’imprenditore, ‘poche migliaia di euro di canone annuo’ a fronte di un ‘fatturato 2023 di 9,5 milioni di euro’. Esemplificativo è il giudizio della Corte dei conti: ‘I canoni attualmente imposti non risultano, in genere, proporzionati ai fatturati conseguiti dai concessionari attraverso l’utilizzo dei beni demaniali dati in concessione, con la conseguenza che gli stessi beni non appaiono, allo stato attuale, adeguatamente valorizzati.’ Insomma ancora una volta questo Governo tutela i privilegi e vuole privatizzare le ultime spiagge libere”, conclude. (Vid/ Dire)