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Settore balneare in sciopero: ombrelloni chiusi, si parte il 9 agosto per protestare contro il Governo

Il settore balneare italiano ha annunciato una mobilitazione per il 9 agosto: gli ombrelloni rimarranno chiusi per le prime due ore della giornata su tutto il litorale nazionale. La protesta, guidata da Sib-Fipe e Fiba-Confesercenti, è un appello affinché il governo intervenga con regole chiare e omogenee prima della pausa estiva, per risolvere la questione delle concessioni demaniali. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe Confcommercio, sottolinea: «Ci scuseremo con i clienti italiani e con i turisti stranieri, ma cos’altro possiamo fare? L’8 agosto leggeremo un comunicato su tutte le spiagge italiane, nei nostri stabilimenti, per raccontare le ragioni della protesta. Per denunciare una situazione da far west, in cui la categoria è nella più totale confusione perché non sa se l’anno prossimo potrà ancora lavorare o meno. Serve un provvedimento che faccia chiarezza».

Le Motivazioni dello Sciopero

La questione centrale riguarda l’applicazione della direttiva UE Bolkestein, che prevede che a gennaio 2025 si tengano le prime gare per le concessioni demaniali. Tuttavia, ci sono diversi punti ancora da chiarire, tra cui come applicare le nuove regole nei casi di «risorse scarse». «C’è una vertenza che dura da 14 anni e sono ben due anni che aspettiamo una risposta dal Governo, che aveva promesso di risolvere la questione in maniera strutturale dopo gli appelli arrivati da tutte le Regioni e i Comuni, indipendentemente dall’orientamento politico. Ma nessuno ha fatto nulla. Il nostro è un grido di dolore. E non solo della balneazione ma di tutti gli imprenditori che operano su pubblico demanio, dai campeggi agli alberghi fino ai ristoranti che rischiano di perdere il lavoro e il frutto di anni di duro lavoro. Non possiamo stare più zitti», chiosa Capacchione.

Interviene Maurizio Rustignoli, Presidente nazionale di FIBA Confesercenti, che commenta la mobilitazione degli stabilimenti balneari. “È doveroso dare un segnale, e noi lo diamo in senso propositivo. La nostra azione non è un attacco, ma un appello affinché il governo intervenga per evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più”.

“Stiamo programmando una serie di iniziative volte a sensibilizzare il governo sulla grave incertezza che affligge il settore balneare. La prima è prevista per il 9 agosto, e attueremo azioni simboliche come l’apertura ritardata degli ombrelloni. È un’iniziativa aperta a tutte le imprese balneari e a tutte le sigle sindacali, che invitiamo a partecipare. Non è una questione di bandiera, ma di ottenere un’attenzione concreta sulla grave situazione che stiamo vivendo noi come imprese e come famiglie”.

“L’errore che si fa – prosegue Rustignoli – è pensare che vada in evidenza pubblica un pezzo di spiaggia, mentre invece si mette all’asta l’offerta turistica balneare italiana: una cosa ben diversa. Lo diciamo con chiarezza: non vogliamo eludere i principi europei, ma non siamo neanche disponibili a far espropriare le nostre imprese. È fondamentale decretare i principi che riconoscono il valore aziendale di queste imprese e il diritto a una prelazione, come è stato riconosciuto in Portogallo”.

“Riteniamo dunque indispensabile un intervento urgente per mettere ordine nel settore. La confusione attuale, che vede regole disomogenee a macchia di leopardo, non può continuare. È necessario un riordino normativo che rispetti i principi europei senza espropriare le nostre aziende. Ci scusiamo con i nostri clienti per eventuali disagi, ma crediamo che questo momento di attenzione sia fondamentale per garantire il futuro delle nostre imprese e dell’offerta turistica balneare italiana. Chiediamo al governo di intervenire prontamente per evitare ulteriori incertezze e per riconoscere il valore degli investimenti e dei sacrifici fatti dalle nostre imprese”.

Azioni di Protesta

La protesta è solo la prima di una serie di azioni che diventeranno progressivamente più intense:

  • 9 agosto: Chiusura degli ombrelloni per le prime due ore della giornata su tutto il litorale nazionale.
  • 19 agosto: Chiusura degli ombrelloni per quattro ore.
  • 29 agosto: Chiusura degli ombrelloni per sei-otto ore.

Obiettivi della Protesta

L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere dal governo un intervento che fornisca regole chiare e omogenee. I balneari chiedono una regolamentazione che garantisca la continuità lavorativa e la sicurezza degli investimenti, eliminando l’incertezza attuale che mette a rischio il futuro del settore.

La serrata dei balneari finisce sul Financial Times

I bagnanti italiani “sono minacciati” dallo sciopero degli ombrelloni: così la protesta dei balneari finisce sul Financial Times. “Minacciano di interrompere il lavoro” per proteggere “concessioni redditizie”. L’idea delle due sigle di categoria che hanno dichiarato lo sciopero, segnala il quotidiano della City, è “aumentare la pressione sul governo di Giorgia Meloni”. “Vogliamo che le grida di dolore che emergono dalle spiagge italiane siano ascoltate”, ha detto al Ft Antonio Capacchione, presidente dell’Unione Italiana Imprenditori Balneari. “La gente si fidava delle leggi dello Stato che dicevano ‘investi quanto vuoi’, e ora si trova di fronte a un governo che ha promesso tutto e non sta facendo nulla”. L’Ft ricorda le richieste di Bruxelles all’Italia di revocare 30mila concessioni balneari rimettendole a gara e la procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea nel 2020. “Una volta in carica, Meloni ha prorogato la validità delle concessioni esistenti fino alla fine del 2024”, scrive tra l’altro il quotidiano britannico. “Il suo governo ha anche mappato i 7.900 chilometri di costa italiana nel tentativo di dimostrare a Bruxelles che c’erano molte spiagge libere e che non era necessario annullare le concessioni esistenti. La commissione ha respinto la richiesta di Roma e ha esortato il governo Meloni a proseguire con la riforma promessa”. I comuni italiani stanno preparando nuove gare e politiche di indennizzo per quanti perderanno la concessione, ricorda anche il quotidiano, ma il comparto chiede politiche che garantiscano un risarcimento pari ad almeno due anni di fatturato. “È il far west sulle spiagge italiane in assenza di una norma nazionale”, ha detto Capacchione. “È il minimo indispensabile. Richiediamo correttezza. È moralmente accettabile che qualcuno prenda possesso gratuitamente” di un’attività “costruita attraverso i sacrifici di un imprenditore che non ha dormito la notte?”. (ANSA).