La Società Nazionale di Salvamento scrive a Salvini per il monopolio sul salvamento

Il Decreto n. 85 del 29 maggio 2024, approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha introdotto il nuovo “Regolamento recante norme per l’individuazione dei soggetti autorizzati alla tenuta dei corsi di formazione al salvamento in acque marittime, acque interne e piscine e al rilascio delle abilitazioni all’esercizio dell’attività di assistente bagnanti”. Sebbene il regolamento miri a disciplinare il settore, ha suscitato forti preoccupazioni nella Società Nazionale di Salvamento (S.N.S.), una delle più antiche istituzioni nel campo del salvamento.

Fondata nel 1871, la S.N.S. ha come missione la diffusione delle tecniche di salvamento e la promozione della sicurezza in acqua. Nel 1929, il Ministero delle Comunicazioni – Marina Mercantile le conferì l’autorizzazione ufficiale al rilascio dei certificati di abilitazione per bagnini di salvamento, consolidando il suo ruolo come pilastro della sicurezza acquatica in Italia. Con oltre 60.000 soci e più di 150 sedi sul territorio, la S.N.S. ha contribuito significativamente alla riduzione della mortalità per annegamento, guadagnando riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Il Decreto n. 85/2024 introduce criteri stringenti per l’autorizzazione dei docenti impiegati nella formazione dei bagnini, richiedendo che siano in possesso di abilitazioni SNaQ di secondo o terzo livello, rilasciate dal CONI. Attualmente, l’unico ente autorizzato a fornire tali qualifiche è la Federazione Italiana Nuoto (F.I.N.), il cui presidente è l’onorevole Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati.

Questa disposizione crea, di fatto, un monopolio formativo a favore della F.I.N., obbligando gli allenatori della S.N.S. a sottoporsi a corsi organizzati da un ente concorrente. Per un’istituzione che da oltre 150 anni forma bagnini di salvamento, questa misura rappresenta una delegittimazione storica e operativa.

Il regolamento introduce anche un limite legato all’età: i ragazzi di 16 anni possono ottenere il brevetto di bagnino, ma non esercitare fino alla maggiore età. Questa restrizione potrebbe lasciare molte spiagge italiane senza copertura adeguata, considerando che i minorenni costituiscono una parte rilevante degli assistenti bagnanti. Il Consiglio Regionale del Veneto ha già richiesto una revisione di questa norma, proponendo deroghe per i sedicenni già formati.

In una lettera aperta al Vice Presidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Presidente della S.N.S. ha sottolineato l’urgenza di:

  • Salvaguardare la pluralità formativa: Evitare il monopolio e garantire l’autonomia di enti storici come la S.N.S. nella formazione dei bagnini di salvamento.
  • Rivedere l’età minima: Consentire ai sedicenni di lavorare come bagnini, almeno con deroghe specifiche, per evitare carenze di personale sulle coste.
  • Assicurare equità e trasparenza: Introdurre correttivi che tutelino l’accesso equo alle opportunità formative nel settore.

Il Decreto n. 85/2024 pone sfide significative alla storica Società Nazionale di Salvamento, minacciandone l’autonomia e la continuità operativa. La S.N.S., che ha scritto la storia della sicurezza in acqua in Italia, auspica un confronto costruttivo con le istituzioni per rivedere le disposizioni del regolamento. Solo attraverso un dialogo aperto si potrà garantire un futuro equilibrato e sostenibile per il settore del salvamento, valorizzando il contributo delle organizzazioni che hanno reso le acque italiane più sicure.

Ostia: Il Consiglio di Stato annulla la classificazione ad alta valenza turistica

Il Consiglio di Stato ha stabilito che Ostia non possiede un valore turistico tale da essere paragonabile a mete come Amalfi, Capri o Sorrento. Questa decisione è emersa a seguito di un contenzioso tra il Comune di Roma e i concessionari balneari, relativo alla riclassificazione della località come area ad alta valenza turistica e al conseguente aumento dei canoni concessori.

Il Contesto

La controversia ha avuto origine da una deliberazione della Giunta del X Municipio di Roma, guidata da Mario Falconi, che nel 2022 aveva classificato Ostia come un’area di “alta valenza turistica”. Questo comportava un incremento significativo dei canoni per i concessionari balneari. I balneari, rappresentanti di dieci stabilimenti, hanno contestato la decisione, ottenendo dal TAR del Lazio l’annullamento della delibera a gennaio 2024. Il TAR ha motivato la sua decisione evidenziando errori e incongruenze nella valutazione dei criteri turistici utilizzati dal Municipio.

I Problemi Sollevati

Il Consiglio di Stato ha confermato le criticità evidenziate dal TAR, sottolineando diversi errori procedurali e fattuali:

  • Erosione costiera: l’amministrazione aveva classificato il grado di erosione come “medio” anziché “forte”.
  • Dati turistici: le informazioni fornite riguardo agli arrivi, alle presenze turistiche e all’offerta di posti letto erano state sopravvalutate o non corrette.
  • Divieti di balneazione: si era ignorata la presenza di divieti in alcune aree.

Un Precedente Storico

Già nel 2015, sotto la gestione di una Commissione prefettizia, Ostia era stata classificata come ad alta valenza turistica, con aumenti retroattivi dei canoni fino al 2007. Tuttavia, a ottobre 2020, complice la pandemia, la classificazione era stata abbassata. Nel 2022 il Municipio aveva nuovamente riclassificato Ostia come area turisticamente rilevante, ma la decisione è stata ora dichiarata illegittima.

Implicazioni della Sentenza

Con questa decisione, il Consiglio di Stato ha messo in discussione la gestione amministrativa del X Municipio, rilevando gravi carenze nell’istruttoria e nella motivazione delle delibere. Per i concessionari balneari, la sentenza rappresenta una vittoria importante contro un sistema di valutazione ritenuto poco trasparente e scorretto.

La Reazione dei Concessionari Balneari

In seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, la presidente dell’ associazione dei concessionari balneari, Valentina Fabbri Biancone, ha rilasciato una nota esprimendo soddisfazione per l’esito della vicenda e auspicando una nuova fase di dialogo costruttivo con le istituzioni.

“È un grandissimo regalo di Natale per una categoria in difficoltà da diversi anni”. “Ci auguriamo che questo sia un punto di ripartenza per dialogare con le istituzioni che per molto tempo hanno abbandonato la categoria e che sia l’inizio di una collaborazione longeva e produttiva per un settore di grande importanza sul nostro territorio, ma anche di riflesso per tutta Italia, considerando che la nostra nazione è una penisola e che del suo modello di balneazione attrezzata ha fatto dell’Italia un’eccellenza nel mondo. Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura e nella giustizia. La perseveranza e la resilienza della categoria ha avuto un grande ruolo in tutto questo.

L’auspicio per il prossimo anno, sarà che il Comune di Roma ed il Municipio X possano considerare la categoria balneare, come patrimonio di un tessuto socioeconomico fondamentale ed investire nel sostenere quelle imprese familiari che hanno reso grande il nostro mare, per un litorale accogliente e fruibile per i cittadini e per l’indotto turistico che merita il mare di Roma” – ha concluso la Presidente Valentina Fabbri Biancone.