BALNEARI: ECCO TESTO MOZIONE FDI, ‘STOP A DIRETTIVA BOLKESTEIN’

Meloni insiste, ‘così ammazziamo altro pezzo economia per favorire grandi concentrazioni’

 

“Continuo a ritenere che il nostro Paese avesse tutte le carte in regola per tirare i BALNEARI fuori dall’applicazione della direttiva Bolkestein…”. Anche oggi Giorgia Meloni ribadisce il suo ‘no’ alle scelte del governo Draghi sulle concessioni BALNEARI, convinta che l’Italia poteva “far valere un diritto, banale, riconosciuto nell’articolo 11 della Costituzione, cioè che noi possiamo cedere sovranità in condizioni di parità con gli altri Stati”. E ancora: ‘Noi stiamo ammazzando un altro pezzo di economia, per favorire come sempre le grandi concentrazioni economiche”. Un concetto che Fratelli d’Italia ha messo nero su bianco, nella mozione a prima firma proprio del suo leader, presentata alla Camera, che verrà discussa domani pomeriggio in Aula. In estrema sintesi, visto che il testo impegna il governo Draghi in 7 punti, Fdi chiede di escludere i BALNEARI e gli ambulanti dalla direttiva Bolkestein, e che valga, in attesa di un intervento normativo ad hoc, la proroga di 15 anni per le concessioni demaniali in essere.

La mozione Fdi “impegna innanzitutto l’esecutivo ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere l’inapplicabilità della direttiva 2006/123 al settore delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative, poiché trattasi di concessioni di beni e non di servizi, rilevando altresì che ex articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in materia di turismo, l’Ue può limitarsi soltanto ad una politica di accompagnamento e richiedendo un trattamento equo e non discriminatorio rispetto ad altri Stati europei come Spagna e Portogallo, che hanno prorogato le concessioni senza alcuna contestazione da parte dell’Ue” e a ”individuare tutte le opportune soluzioni, anche di carattere normativo, volte a disporre l’esclusione definitiva dal campo di applicazione della cosiddetta direttiva servizi delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative”.

 

Balneari Sardi in allarme per l’approvazione della riforma Draghi dal Governo

In Sardegna tremano i titolari delle 1.200 concessioni balneari presenti lungo i 1.897 chilometri di coste dell’isola, dopo che ieri è stato approvato all’unanimità in Consiglio dei ministri un emendamento al Dl Concorrenza e un disegno di legge che prevede una delega al governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative.

“Non siamo contenti – spiega Claudio Maurelli, presidente di Federbalneari Sardegna – stiamo sensibilizzando tutti i parlamentari sardi per la presentazione di un emendamento che modifichi il testo della bozza approvata dal governo”. In particolare, secondo Federbalneari, serve prima di tutto la mappatura di tutte le concessioni sarde, che avrebbero delle specificità rispetto a quelle delle altre regioni italiane: “Intanto sono concessioni piccole, con una grandezza media di 600 metri quadrati: più della metà arrivano a 200 metri quadrati, le restanti variano tra i 500 e i 2.000, e soltanto il 2 per cento è composto da concessioni pertinenziali, con strutture non amovibili”, sottolinea Maurelli. Inoltre si tratta di bassi fatturati e la norma inserita dal governo che lega le concessioni agli investimenti in Sardegna è problematica.

Federbalneari, in accordo con la Regione, punta intanto alla realizzazione di una mappatura di tutte le concessioni, anche quelle che riguardano mari e fiumi, per poi valutare il da farsi. Le associazioni sono in costante contatto in queste ore con l’assessore regionale degli Enti locali Quirico Sanna che segue l’evoluzione della situazione, ma alcuni non perdono le speranze di veder modificato nel passaggio parlamentare il testo.
“Siamo ancora alla fase della proposta e abbiamo una bozza di riforma, ora si apriranno i tavoli, soprattutto quello tra Stato e Regioni, per discutere delle singole misure”, sottolinea Claudio Del Giudice, presidente del Sia, Sindacato dei balneari. “La direttiva Bolkestein (da cui sono partite le procedure di infrazione e sono scaturite le sentenze della Cassazione ndr) è un’aberrazione, il nostro settore non doveva essere nemmeno inserito”, aggiunge.

Il Sib non boccia la procedura di evidenza pubblica, “ma ci devono essere delle premialità per chi ha investito e ogni giorno si occupa della pulizia e della bonifica delle spiagge, servizi che non vengono mai tenuti in considerazione quando si parla di noi gestori – sottolinea Del Giudice – oltre che un tempo congruo al rientro degli investimenti, si pensi che in Spagna e Portogallo le concessioni durano 75 anni per le leggi che gli Stati hanno fatto a tutela delle imprese e che l’Italia invece non ha mai fatto”.