CAPACCHIONE AL G20s, SUMMIT DELLE CITTÀ BALNEARI DI JESOLO: LA RIFORMA DEL DEMANIO PRESUPPONE LA SUA
DELIMITAZIONE

“Non più eludibile un processo che includa o escluda dal demanio marittimo quei tratti di costa che rivestono o che
hanno perso le caratteristiche per esserlo”.

Il presidente del SIB, Sindacato Italiano Balneari aderente alla FIPE Confcommercio, l’organizzazione maggiormente rappresentativa dei balneari italiani è intervenuto al G20s: il summit delle maggiori città balneari italiane in programma l’1 e il 2 settembre a Jesolo.
Nella prima giornata dei lavori Capacchione ha sottolineato che la doverosa riforma del settore è già delineata nella vigente legge 145/2018 che merita solo di essere applicata. In questa legge, opportunamente, si indica la necessità di una esatta individuazione del demanio marittimo alla luce delle trasformazioni che ha subito l’orografia della costa italiana nel corso dell’ultimo secolo.
È da considerare, infatti, che la delimitazione del demanio marittimo (la sua individuazione rispetto alla porzione di proprietà privata che insiste sulla costa), risale al 1936 e, nella quasi totalità, al 1899. Non v’è chi non veda che, da allora, la costa italiana ha subito delle profonde trasformazioni a causa sia del fenomeno erosivo, (attualmente aggravato dai cambiamenti climatici in atto), che dalle opere realizzate in mare come i porti oppure quelle di difesa rigida.
Ciò ha comportato in moltissimi casi la scomparsa del demanio marittimo e in altri il suo abnorme accrescimento. È pertanto indispensabile procedere alla delimitazione demanializzando i terreni di proprietà privata dove è scomparso e, nel contempo, sdemanializzando laddove è venuto meno il criterio giuridico, (di antica origine romanistica), per la sua identificazione.
A tal proposito – ha ricordato Capacchione – i principi giuridici del Codice Civile e di quello della navigazione: a) la porzione di costa “lambita dall’onda più lunga della mareggiata più intensa”; b) la parte della spiaggia destinata ai “pubblici usi del mare”.
In base a tali criteri in certi casi si deve procedere alla “demanializzazione” e in altri al processo inverso. Non è, infatti, accettabile e tollerabile che vi siano tratti di costa che non è demanio ma proprietà privata in cui si esercita anche l’attività di balneazione attrezzata, (determinando una disparità di trattamento e svantaggio competitivo con i balneari che operano invece su pubblico demanio), che, diversamente, tratti di costa che continuano a essere qualificati demanio pur non avendone più i requisiti per esserlo sia per la loro dimensione abnorme, (che in alcuni casi raggiunge anche profondità di centinaia e centinaia di metri), o che, per le trasformazioni edilizie hanno subito una irreversibile trasformazioni che esclude i “pubblici usi del mare”.
In definitiva – ha concluso Capacchione – non è più eludibile un processo amministrativo che contempli anche la sdemanializzazione delle porzioni di costa che hanno perso le caratteristiche tecniche e giuridiche della demanialità.
Il presidente Capacchione partecipa al summit capeggiando una nutrita delegazione del SIB costituita, tra l’altro, dal vicepresidente nazionale Leonardo Ranieri, dai presidenti regionali del Veneto Alessandro Berton e della Toscana Stefania Frandi.

FEDERBALNEARI ITALIA: LA RIFORMA DEL SISTEMA GIURIDICO SUL SETTORE BALNEARE NON E’ PIÙ RIMANDABILE

Una riforma possibile e non più rimandabile prima che il settore debba subire modelli estranei alle proprie dinamiche economiche ed indifferenti ai principi dell’ordinamento italiano.

Con questa convinzione Federbalneari Italia lancia un sasso nello stagno e sottopone al dibattito pubblico la propria idea per una riforma del sistema giuridico che disciplini il settore balneare, in grado di rispondere alle direttive europee ma garantista degli operatori virtuosi, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico in materia.

“L’Unione Europea ci chiede di abbandonare gli automatismi ma questo non significa disconoscere totalmente il nostro sistema giuridico ed abbandonare il suo principio fondamentale in materia: è l’interesse pubblico che governa la scelta del concessionario, e nessuno può pretendere che uno Stato – fermo il rispetto dei principi – rinunci all’esercizio della sua sovranità nazionale”.

Questa l’opinione dell’Avv. Paola Mancuso, membro dell’Ufficio Legale di Federbalneari Italia e Coordinatrice dell’Osservatorio sul Recovery Plan costituito dall’Associazione.

“L’unico criterio in grado di presiedere ad una eventuale comparazione può essere quello ambientale per il quale esistono strumenti oggettivi di “misurazione”.  In questo modo ad essere presa quale parametro non sarà un’insistenza priva di un giudizio di valore ma la capacità di fare impresa – anche in rete – valorizzando e tutelando le nostre risorse ambientali”.

Ma Federbalneari Italia si attende dallo Stato non solo uno sforzo regolatorio ma anche uno sforzo di sostegno al settore con la possibilità di sostenere una vera e propria “transizione ecologica balneare” con formazione e contributi.

In questa fase pandemica non solo si è lavorato per garantire la sicurezza degli stabilimenti balneari ma anche per un lavoro di rifondazione e riqualificazione del settore. La pandemia non ha fermato le idee ed il Recovery fund può costituire uno strumento essenziale per trovarci pronti sul piano qualitativo e della tutela ambientale.

“Oltre alla regolamentazione demaniale, per Federbalneari Italia – dichiara il presidente Marco Maurelli – è necessario intervenire sul quadro urbanistico – paesaggistico ambientale parlando di norme che consentano la ristrutturazione e la modernizzazione dei nostri impianti turistici in senso lato quale elemento non più rinviabile per la credibilità del settore. Sulla stretta correlazione tra riforma delle concessioni demaniali e transizione ecologica, riteniamo di assoluto interesse il lavoro svolto dal nostro Osservatorio federale sul Recovery Plan per la riforma delle concessioni e siamo certi che il confronto con la Commissione Europea debba essere orientato sempre più verso lo stimolo di “investimenti green” da parte del comparto coniugando al meglio il valore d’azienda determinabile in rete o in forma singola. Siamo inoltre fiduciosi sul buon esito della sessione plenaria del Consiglio di Stato del 13 ottobre che saprà rimettere in ordine una materia, così complessa come quella del corretto rapporto tra periodo transitorio e riforma, confermando il 2033 e puntando ad un riordino post 2033 che sia corretto e ragionevole sia nel rispetto della normativa italiana e sia in quello degli investimenti del Sistema turistico balneare italiano. Molto presto avremo cura di fornire, ai ministeri competenti, la proposta federale complessiva per la riforma di settore” conclude Maurelli.