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Sempre più urgente intervento legislativo a causa del caos giurisprudenziale del Consiglio di Stato

Sulle concessioni demaniali marittime la giurisprudenza amministrativa non è affatto uniforme e chiara ma del tutto contrastante e contraddittoria.
Basta esaminare le sentenze emanate anche solo nell’ultimo mese.
a) Il Consiglio di Stato dichiara non applicabile la proroga al 2033 e quindi scadute al 2023 le
concessioni nel Comune di Rapallo (CdS, Sez, VII nr..3940 del 30 aprile 2024).
b) Lo stesso giorno e il medesimo Collegio giudicante, sospende la riduzione della scadenza
dal 2033 al 2023 a quelle nel Comune di Moneglia (CdS, Sez. VII nr. 3943 del 30 aprile
2024).
c) Il Consiglio di Stato ritiene che le proroghe della scadenza delle concessioni siano nulle nel
Comune di Ameglia (CdS Sez. VII 2 maggio 2024 nr. 3963).
d) Il TAR di Bari le considera, al contrario, valide ed efficaci nel Comune di Monopoli e
Barletta (nr. 273 del 15 maggio 2024 e altre tre identiche) sulla base proprio di una
precedente sentenza del Consiglio di Stato relativo al Comune di Castiglione della Pescaia (
nr. 10378 del 30 novembre 2023).
e) Il Consiglio di Stato afferma l’obbligo di messa a gara delle concessioni (CdS Sez.VII n.
10237 del 28 novembre 2023).
f) Però per lo stesso Consiglio di Stato le gare vanno sospese perché pende il giudizio davanti
alla Corte di Giustizia dell’Unione europea sulla devoluzione gratuita delle opere (CdS 17
gennaio 2024 nr. 138).
A fronte di questa giurisprudenza amministrativa contraddittoria e anche confusa vi sono però
alcuni principi giuridici ormai certi e incontestabili.

  1. E’ di esclusiva competenza dello Stato centrale stabilire le modalità di rinnovo e/o
    riassegnazione delle concessioni demaniali marittime come ripetutamente chiarito dalla
    Corte Costituzionale (sentenze nr. 222/2020, nr. 40/2017, nr. 213/2011, 233/2010 e nr.
    180/2010).
  2. Il presupposto per la corretta applicazione della cd Direttiva Bolkestein è l’accertamento
    della cd “scarsità della risorsa” così come chiarito dalla sentenza della CGUE Terza sez.
    del 20 aprile 2023 C-348 ai punti 43 e segg..
  3. Non spetta alla P.A. o ai Giudici ordinari ma alla Corte Costituzionale la
    disapplicazione delle normativa vigente sulle concessioni demaniali marittime per
    presunto contrasto con Direttive europee perché dalla stessa potrebbero derivare
    conseguenze penali in capo ai concessionari ex art. 1161 del c.d.n.. Lo ha chiarito la
    Consulta con la sentenza 28 gennaio 2010 nr. 28 laddove ha stabilito espressamente che gli
    “effetti diretti devono invece ritenersi esclusi se dall’applicazione della direttiva deriva una
    responsabilità penale”.
  4. La messa a gara delle aree già oggetto di concessione demaniale presuppone la previa
    applicazione dell’art. 49 del c.d.n. che si presume essere in contrasto con gli artt. 49 e
    56 del TFUE così come evidenziato dal Consiglio di Stato con Ord. 15 settembre 2022 nr.
    8010, 6 settembre 2023 nr. 8184, 17 gennaio 2024 nr. 138 e da ultimo con l’Ord. Nr. 3374
    che hanno sospeso gli avvisi di gara proprio per questo motivo.
  5. I concessionari possono continuare ad operare anche se le loro concessioni sono
    scadute o persino dichiarate decadute in quanto “nel bilanciamento degli interessi
    contrapposti, perciò, appare preminente quello del privato, tenuto conto che in questo modo
    sono altresì soddisfatti gli interessi pubblici alla manutenzione dell’area e alla percezione dei canoni demaniali senza soluzione di continuità” ( CdS nr. 1813/2024, 1814/2024 e 1815/2024 del 15 maggio 2024 e nr. 3374 del 22 maggio 2024).
    È del tutto evidente che si impone la necessità e urgenza di un intervento legislativo che superi questa confusione e dia certezza agli operatori pubblici e privati.
    Il ritardo colpevole espone a rischio il lavoro di migliaia di famiglie di onesti lavoratori chee con esso un settore strategico dell’economia del Paese

Balneari, Croatti (M5S): “Meloni tolga la testa dalla sabbia altrimenti il comparto affonda”

“La pagliaccesca difesa a oltranza dello status quo che il governo Meloni sta portando avanti sulle concessioni demaniali ha finora raggiunto un solo obiettivo: sulle nostre spiagge al 23 maggio l’incertezza, i ricorsi, le denunce rischiano di bloccare un comparto fondamentale per l’economia di tante località turistiche e avere ripercussioni su tutto il Paese. I comuni sono stati abbandonati e, senza una vera riforma, sono costretti a muoversi in ordine sparso tra mille difficoltà. Questo governo continua a ripetere il logoro ritornello del dialogo con l’Europa ma da molti mesi non fa assolutamente nulla per dare un futuro al turismo balneare. A conferma dell’inazione dell’esecutivo la portavoce della Commissione europea, Johanna Bernsel ha affermato per l’ennesima volta stamane che <<la situazione è sempre la stessa. Abbiamo analizzato la risposta arrivata dall’Italia il 16 gennaio di quest’anno. Rimaniamo in contatto con le autorità italiane nell’ambito della procedura d’infrazione. È arrivato il momento, per Meloni, di togliere la testa dalla sabbia e di riportare il settore sul binario del DDL Concorrenza del 2022, con un cronoprogramma certo di gare pubbliche, che garantisca certezze al settore ed eviti la costosa procedura d’infrazione UE che graverà su tutti i cittadini italiani. La premier deve far capire a Lega e FI, che oltretutto quella legge la votarono, come la tattica di fare a spallate con Bruxelles vada alla lunga soltanto a danneggiare il nostro Paese. Gli investimenti sono fermi, l’offerta turistica si sta sbriciolando e rischiamo un “crack” di centinaia di milioni di euro. Prendere in giro gli imprenditori paventando scenari di proroga è semplicemente grottesco e vergognoso”.