Il governo italiano sta valutando l’ipotesi di prorogare fino al 2030 le concessioni demaniali marittime nelle regioni in cui la percentuale di occupazione delle spiagge, ovvero la quota di costa concessa, è inferiore al 25%. Questa proposta emerge dal difficile confronto interno alla maggioranza, ma è improbabile che trovi il favore della Commissione europea, impegnata nella lunga trattativa con l’Italia per l’applicazione della direttiva Bolkestein, che prevede la messa a gara delle concessioni.
Il piano del governo prevede un sistema di proroghe differenziate basato sulla tesi che non esista una “scarsità della risorsa naturale”, una conclusione derivata dalla mappatura delle spiagge condotta dall’esecutivo. Tuttavia, questa posizione è stata già sostanzialmente respinta dalla Commissione europea.
Il Rischio di Deferimento alla Corte di Giustizia UE
Bruxelles ha comunicato di essere in “stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni”, ma ha anche ricordato che il “parere motivato” inviato a Roma nel novembre scorso, nell’ambito della procedura d’infrazione avviata contro l’Italia, rappresenta l’ultimo passaggio prima di un potenziale deferimento alla Corte di Giustizia dell’UE. In sintesi, se il governo non prenderà una decisione a breve, la questione potrebbe finire in tribunale.