“Gli operatori non sono dei banditi. La proroga del 2033 era stata approvata e in molti avevano investito in tal senso. Noi siamo per la chiarezza e per la certezza”. A parlare è il senatore Giorgio Fede a proposito della vicenda Bolkestein, con le concessioni balneari che finiranno all’asta a partire dal 2023.
“C’è di mezzo la sorte dei balneari – spiega il parlamentare dei Cinque Stelle – dobbiamo tutelare le imprese, c’è gente che ha acceso dei mutui, al tempo stesso va regolamentato il settore che non può essere una dinastia monarchica a vita. La spiaggia è una risorsa che ha fatto migliorare il nostro turismo”.
Fede fa quindi un salto al passato: “Quella delle concessioni demaniali è una storia che va avanti dal 2006, quando la direttiva Bolkestein è stata approvata in Europa. Nel 2010 poi è stata ratificata dal Governo Berlusconi. Noi stiamo semplicemente cercando di risolvere la situazione individuando una soluzione condivisa e che possa tutelare le persone che usufruiscono delle spiagge, gli operatori balneari e i loro dipendenti, e infine lo Stato proprietario delle aree demaniali”.
Non manca la polemica: “Le forze politiche che oggi fanno polemica e ingannano i lavoratori con promesse irrealizzabili insieme alla Meloni, all’epoca erano al Governo con Berlusconi”.
“All’interno della maggioranza di governo, il MoVimento 5 Stelle è impegnato come sempre alla tutela del bene comune che in questo caso richiede di trovare il giusto punto di equilibrio tra diversi interessi: Stato, utenti, imprese, lavoratori.
Una tematica complessa che si trascina da oltre un decennio, senza trovare soluzione”. “Abbiamo definito la proposta approvata in Consiglio dei Ministri – prosegue il senatore – e presentata al decreto concorrenza una buona base di partenza che, come proposto dai firmatari Draghi e Giorgetti, pone fine al regime delle prorogatio e sposa la direzione auspicata dal M5S già in legge di bilancio al Senato, dove si era fatto un esercizio per rispondere alle diverse problematiche e criticità.
“Per questo riteniamo che il testo che sarà approvato nei prossimi giorni apra ad un nuovo corso con gare pubbliche e con un maggiore efficientamento di tutto il settore che consentirà di valorizzare al meglio le potenzialità economiche dello stesso e di permettere alle imprese di investire nella consapevolezza di poter realizzare gli investimenti, nel rispetto dei diritti degli utenti di corrispondere il giusto prezzo per i servizi offerti ed impedendo qualsiasi forma di speculazione. Per rispetto del settore balneare, dunque, non ci sarà nessuno spostamento in avanti del cronoprogramma, come aveva paventato nei giorni scorsi il ministro Garavaglia”.
“Il percorso – dice ancora- è tracciato, e vedrà diversi step decisivi a partire da quello della mappatura di tutte le aree demaniali, quindi la digitalizzazione di tutti i dati e delle relative procedure e a seguire dunque la formulazione di gare ad evidenza pubblica. Non bisogna dimenticare che saranno previsti meccanismi di tutela specifici per gli attuali concessionari, con un riconoscimento del valore economico degli investimenti fatti a carico di chi dovesse subentrare, oltre a precise garanzie per le imprese più piccole a carattere familiare e monoreddito. Inoltre, ci saranno anche clausole sociali per i lavoratori, dopo anni di selvagge storture e precariato diffuso. Da un lato, non saranno dispersi know how ed esperienze virtuose di questi anni, dall’altra però metteremo fine a quel trend ereditario che ha contribuito a cristallizzare in senso negativo le perverse dinamiche del settore”.
“Infine – conclude Fede- sarà calibrato un meccanismo di protezione per scongiurare che arrivino multinazionali a fare incetta delle nostre spiagge per poter poi operare in regime di semi-monopolio. Insomma, da una parte verrà finalmente tutelato l’interesse dello Stato, ma dall’altra ci sarà margine per una maggiore valorizzazione economica delle pmi del comparto e dei loro investimenti: l’obiettivo prioritario che il M5s ha sempre cercato di perseguire”.
Due semplici considerazioni. La prima. Ciò che stabilito la cosiddetta Europa più di 15 anni fa oggi è anacronistico in qualsiasi settore. È stata chiesta da svariati politici e burocrati di quegli organismi una sorta di “revisione” generale visti gli scarsi risultati ottenuti da queste norme europee. La direttiva Bolkestein è anch’essa una cosa da rivedere. È stata imposta solo alla Grecia e tutti gli altri Stati non l’hanno applicata. Quindi ciò che occorre è ripensare a strumenti normativi attuali ed efficaci chi aiutino prima l’economia italiana e poi quella europea. Per sua stessa ammissione Frits Bolkestein ha sostenuto che la sua direttiva non riguarda le concessioni balneari che sono concessione di beni e non di servizi. La seconda. Lo spirito delle norme non è quello di epurare una categoria ma quello di far crescere l’economia. In Italia ci sono spazi in aree marittime lacuali e fluviali per aumentare a piacimento delle istituzioni il numero delle concessioni. Quello che il signor Fede non dice è che si è dichiarata una guerra ad una categoria che seppure con alcune cose da rivedere, da decenni opera migliorando servizi e qualità di risposte alle domande di molti turisti italiani e stranieri. Questa crociata contro questi lavoratori è squallida e priva di senso di equità e giustizia. Egli sa benissimo che si toglierebbe il lavoro a 35.000 aziende familiari che sarebbero sostituite da multinazionali o enti di grande potenza economica e il risultato finale sarebbe solo un peggioramento dei servizi con costi addirittura superiori per gli utenti che però solo dopo si renderanno conto della peggiore differenza e non potranno ahimè fare niente altro che subire il nuovo corso.