Il ministero delle Infrastrutture ha comunicato ieri agli Enti competenti la variazione dell’indice ISTAT dei canoni demaniali per l’anno 2023. Si tratta di un aumento del 25, 15 % con il canone minimo di euro 3.377,50 (tremilatrecentosettantasette/50). È un provvedimento ingiustificato e ingiusto.
Ingiustificato perché è più del doppio dell’indice ISTAT registrato nel 2022 (12,6) e più del triplo dell’inflazione (8,0%).
Ed è ingiusto perché esaspera un meccanismo di determinazione dei canoni sbagliato in quanto non parametrato alla effettiva redditività dell’area oggetto di concessione e disincentivante rispetto agli investimenti per il potenziamento dei servizi balneari. Già adesso, infatti, c’è chi paga tanto e chi relativamente poco in riferimento a questi doverosi criteri.
Senza parlare delle ormai note ingiustizie sui costi economici dei concessionari balneari con l’aliquota IVA al 22 % a differenza di tutte le aziende turistiche per le quali è al 10 %, la TARSU sull’intera area anche laddove e quando è improduttiva di rifiuti o l’IMU ancorché considerati affittuari. Chiederemo la revoca del provvedimento in attesa di un riordino dei criteri di determinazione dei canoni che li renda giusti ed economicamente sopportabili.