Balneari sicuri, in Sicilia non si applica la Bolkestein

La gestione del demanio marittimo in Sicilia rappresenta un caso eccezionale rispetto al resto d’Italia grazie alla sua autonomia normativa garantita dallo statuto speciale. La Regione Sicilia, infatti, mantiene una competenza esclusiva sulla regolamentazione delle concessioni, trattenendo interamente i proventi derivanti, che ammontano a circa 12 milioni di euro l’anno. A differenza delle altre regioni italiane, la Sicilia ha adottato un sistema normativo che impone iter rigorosi e distinti per l’ottenimento o il rinnovo delle concessioni. La Legge Regionale n. 32/2020 ha introdotto l’obbligo di un nuovo iter istruttorio per l’estensione delle concessioni fino al 2033, evitando il tacito rinnovo previsto dalla legge nazionale n. 145/2018. Questo approccio è stato riconosciuto anche dalle sentenze del Consiglio di Stato, che hanno confermato la necessità di trasparenza e pubblicità nell’ottenimento dei nuovi titoli concessori. Lo riafferma Antonio Firullo, in questa nuova missiva inviata al presidente della regione Sicilia Renato Schifani.

La peculiarità della Sicilia si evidenzia anche nell’assenza del criterio di scarsità di risorse, elemento fondamentale per l’applicazione della Direttiva Bolkestein. Solo il 19% della costa siciliana è occupato da concessioni, di cui gli stabilimenti balneari coprono appena l’8%. Questo dato dimostra una disponibilità di spiagge libere ben superiore al limite imposto dal Codice della Navigazione, che prevede almeno il 50% di aree non concesse. La normativa regionale, inoltre, consente il rilascio di autorizzazioni temporanee di breve durata e nuove concessioni per periodi limitati, dimostrando la flessibilità del sistema rispetto al resto d’Italia.

I concessionari siciliani, pur operando in un contesto normativo più rigido, hanno garantito la valorizzazione delle coste, rispettando rigorosi criteri ambientali. Le strutture balneari devono essere realizzate con materiali ecocompatibili, facilmente rimovibili, e sono obbligate a fornire servizi essenziali come salvataggio, primo soccorso, accessibilità per disabili e pulizia delle spiagge. Questi obblighi, uniti all’investimento continuo dei concessionari nel miglioramento delle aree assegnate, evidenziano un modello virtuoso che tutela l’ambiente e sostiene lo sviluppo economico locale. Tuttavia, il settore è gravemente penalizzato dalla burocrazia e dalla mancanza di investimenti infrastrutturali che ostacolano la competitività della regione rispetto ad altre località del Mediterraneo.

In questo contesto, l’esclusione della Sicilia dalla Direttiva Bolkestein appare pienamente giustificata. La Regione non solo ha dimostrato di rispettare tutti i requisiti di trasparenza e pubblicità richiesti dall’ordinamento europeo, ma ha anche introdotto un modello di gestione unico, incentrato sulla valorizzazione sostenibile del patrimonio costiero. I concessionari siciliani continuano a rappresentare un esempio di eccellenza nel settore balneare, affrontando sfide burocratiche e normative con determinazione e passione per il territorio.

Provocazione dei balneari siciliani: “Diventiamo tutti attività no profit”

L’Associazione Turistica Balneare Siciliana, sta proponendo ai propri concessionari balneari , di presentare una richiesta formale alla Regione Sicilia per il cambio di destinazione d’uso delle concessioni marittime demaniali, passando da attività balneari a finalità sportive, sociali, ricreative o di promozione del benessere psicofisico, esenti da fini economici e comunque tesserando tutti i fruitori. Questo cambiamento si baserebbe sull’articolo 24 del Codice della Navigazione e potrebbe offrire ai concessionari una strada alternativa per evitare l’applicazione della direttiva Bolkestein, che altrimenti impone procedure di gara per le concessioni balneari.

Il suggerimento dell’associazione è una reazione provocatoria alla posizione del governo nazionale e regionale che, sebbene abbia escluso alcune categorie non lucrative dalla direttiva, non ha confermato l’estensione al 2033 le concessioni balneari già in essere.