“Ha ragione il presidente di Assobalneari Licordari, che ho incontrato insieme a l’on. Bergamini con un’ampia delegazione di imprenditori balneari della Versilia. Bisogna attuare immediatamente le norme che sono state emanate dal Parlamento e che prevedono un tavolo interministeriale, aperto alle rappresentanze di categorie, e la realizzazione della famosa mappatura che servirà, nell’attuazione della sentenza europea, a dimostrare che in Italia le spiagge non sono una risorsa scarsa e che quindi non ci sono né direttive europee, né gare da mettere in campo. La questione è risolta da quella sentenza che dice con chiarezza cosa si deve fare. Lo dicono anche le norme approvate dal Parlamento italiano.
Ora il governo proceda: tavolo interministeriale, ascolto delle categorie, mappatura, dimostrazione che la risorsa non è scarsa e quindi archiviazione di questa vicenda lasciando le imprese libere di vivere e di investire”.
Si rinuncia alla pluralità di opinioni e di visioni: aspetti fondamentali che servono a costruire concretamente il tanto agognato sviluppo consapevole del turismo balneare. Invece, sull’argomento “Demanio”, a quanto pare, si preferisce riunire attorno al tavolo associazioni in rappresentanza della categoria degli immobiliaristi, presenza che lascia presagire tutt’altre intenzioni. Ci affidiamo, quindi, alla stampa per ribadire, ancora una volta, un concetto imprescindibile: non si può parlare di turismo balneare quando alcuni Comuni prevedono nei PUL la cancellazione di concessioni ed il taglio della metà di quelle rimanenti. Non si può parlare di sviluppo del turismo balneare quando, nella programmazione di quei Comuni che, in estate, ricevono 300 mila turisti, non si prevedono i servizi di base come docce, spogliatoi e bagni. Tutto ciò è totalmente contrario al concetto di sviluppo ed accoglienza. I rapporti tra politica ed associazioni di categoria devono necessariamente cambiare. Le associazioni dei balneari devono essere tenute in considerazione nei piani di sviluppo di questo comparto turistico, perché sono le sentinelle di questo settore; perché hanno i piedi nella sabbia e conoscono a fondo ciò che realmente serve al territorio. La nostra categoria è stanca di essere invitata ai tavoli per condividere e concordare una linea di azione, salvo poi vedere elaborati piani di sviluppo totalmente contrari a quanto stabilito. Questo modus operandi nuoce non solo ai balneari, ma ad un intero territorio che vive di turismo. È impensabile che, per un chiosco di 10 mq sul demanio, si debba richiedere il parere a 12 Enti in conferenza di servizi, e due anni e mezzo di tempo per poter chiudere l’iter autorizzativo. Il 5 maggio avremmo anche ricordato ai presenti che il mercato della droga in Italia vale 13 miliardi di euro, denaro che, attraverso banche con sede nel centro America, vengono poi in buona parte reinvestiti in ristoranti sul demanio, stabilimenti balneari che, cosa nota, rappresentano le più efficaci lavatrici per la mafia. Avremmo anche spiegato che i servizi in spiaggia sono utili alla tutela dell’ambiente, così come le concessioni demaniali servono a garantire il servizio di salvataggio dei bagnanti. Avremmo fatto presente che anche le rocce rientrano nel demanio e che, quando si redigono i PUL, queste devono essere considerate sempre. Infine, per evidenziare la sensibilità delle Amministrazioni verso le spiagge ed il mare, avremmo ricordato a tutti che ci sono Comuni che, proprio nelle zone balneari di maggior pregio, decidono di posizionare punti di raccolta della spazzatura di tutta la Gallura. Questo è il motivo per il quale serve un cambio di passo, sia nelle azioni che nei rapporti tra politica ed associazioni. Altrimenti, ed il 5 maggio sarà così, assisteremo all’ennesimo incontro autocelebrativo tra “potenti”, la cui efficacia per il futuro sarà pari a zero.
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