Riforma concessioni, Mauro Della Valle e Mauro Vanni: “Le associazioni balneari inizino a dialogare, o sarà la fine del settore”

”Gli atteggiamenti divisivi ed i ruoli di onniscienza non hanno mai portato a nulla di buono”

«Migliaia di famiglie d’ imprese balneari italiane stanno rischiando seriamente di finire al macero. Le associazioni di categoria non perdano tempo in litigi alla disperata ricerca di medaglie per meriti sul campo , lavorino in maniera unitaria per definire insieme al governo i criteri con cui completare la riforma delle concessioni avviata dalla legge sulla concorrenza».

È l’appello lanciato da Mauro Della Valle di Confimprese Demaniali e Mauro Vanni di Confartigianato Imprese Demaniali alle altre otto associazioni che rappresentano gli imprenditori balneari italiani. «Non c’è più tempo da perdere: i nostri titoli sono in scadenza al più tardi il 31 dicembre 2024, perciò occorre mettersi subito al lavoro e sollecitare il Governo per dare mandato a redigere un decreto attuativo che restituisca ai balneari certezze sul proprio futuro e riconosca gli investimenti fatti finora. Ma per farlo, occorre mettere da parte le divisioni ed individualismi che finora hanno solo portato danni, sotto agli occhi di tutti.” Sottolineano i Rappresentanti «Purtroppo anche nei giorni scorsi abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che le associazioni di categoria pensano più ai loro interessi di bottega che a fare il bene dell’intero settore. Infatti, davanti alla nostra semplice proposta di mobilitare gli Associati annunciando una manifestazione in piazza, inviare una lettera unitaria al governo affinché ci ricevesse con urgenza, abbiamo incontrato un muro di gomma, che ha portato al fallimento di questo tentativo. Eppure si trattava di una semplice annuncio a mobilitarci tutto insieme ed una richiesta di appuntamento, che intendevamo inviare su sollecito di alcuni esponenti politici di primaria importanza».

Aggiungono infine: «Il governo, ora, agisca subito. Ma finché le altre associazioni manterranno questo atteggiamento divisivo, da irresponsabili , non si potrà ottenere niente di buono. Nel frattempo migliaia di piccole imprese familiari sono disperate e rischiano la loro fine. Con questo appello, facciamo un ultimo tentativo: le associazioni di categoria si uniscano intorno a un tavolo, mettano da parte le differenze e lavorino a una proposta unitaria. Se lo scopo di tutti è quello di salvare le imprese, non si capisce perché non si voglia inviare al governo una semplice richiesta di convocazione su una questione più che mai urgente».

Capacchione, Sib: “Questione balneare utilizzata a fini strumentali e politici”

Con polveroni e falsità si rischia di distruggere un patrimonio del Paese

Continua il clamore mediatico e politico suscitato dalla sentenza del Consiglio di Stato che non ha fatto altro, per l’ennesima volta, che disapplicare la proroga al 2033 della legge cd Centinaio .

Il preannuncio della possibile disapplicazione della ” miniproroga ” di un anno appena varata dal Parlamento è irrituale ma comunque scontata.

Una sentenza che già abbiamo tempestivamente commentato e stigmatizzato giorni fa.

Si tratta, come detto, di una sentenza ” fotocopia ” (e non poteva essere diversamente!) di quelle dell’Adunanza plenaria del 9 novembre 2021.

Ma accuratamente si nasconde, da parte di tutti, che le sentenze dell’Adunanza plenaria (e di conseguenza anche il principio riaffermato) non sono definitive ma provvisorie.

Si ricorda che sono state, infatti, impugnate dal Sib davanti alla Corte di Cassazione a Sezioni Unite per eccesso di giurisdizione avendo invaso una competenza (oltre che del Parlamento) della Corte Costituzionale e della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Il processo è ancora in corso e la sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite non è scontata.

Anzi!

Così come è pendente davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea il processo sui quesiti posti dal Tar di Lecce sulla validità e le condizioni per l’applicazione della direttiva Bolkestein.

Il 20 aprile la decisione.

Questo sul ” fronte giudiziario” dei balneari tutt’altro che univoco e definitivo e che seguiamo con la dovuta attenzione ed il doveroso impegno.

Ma, come abbiamo sempre detto, la questione balneare non potrà essere e non sarà risolta nelle aule giudiziarie (nelle quali siamo stati costretti purtroppo a recarci per difenderci), ma in quelle parlamentari.

Come abbiamo sempre detto, spetta al Governo e al Parlamento emanare, con urgenza, una legge di riforma organica della materia che tuteli le aziende attualmente operanti.

Come è noto siamo stati scettici sulla miniproroga di un anno perché abbiamo evidenziato (anche in sede di Audizione davanti alle Commissioni competenti del 16 gennaio u.s.) che qualsiasi differimento dei termini previsti dalla Adunanza plenaria del Consiglio di Stato per essere efficace presuppone il ricorso in Corte costituzionale da parte del Parlamento per rivendicare una potestà che le è stata sottratta.

Ciononostante è di tutta evidenza che i Comuni non siano in grado di effettuare le gare entro il 31 dicembre del 2023 (data alla quale sono state prorogate le concessioni dal Consiglio di Stato).

A tal proposito si chiarisce che la legge Draghi prevede che le concessioni vanno a scadere al 31 dicembre del 2024 qualora i comuni non siano in grado di effettuare la riassegnazione entro il 31 dicembre del 2023 ( art. 3 comma 3 della legge nr.118 del 5 agosto 2022).

Si fa presente che i comuni non possono effettuare le gare per riassegnare le concessioni in assenza di una regolamentazione nazionale che ancora deve essere emessa ( art. 4 della legge 5 agosto 2022 nr. 118).

Questa facoltà è preclusa alle Regioni per costante e uniforme giurisprudenza costituzionale.

Figuriamoci ai Comuni!

E questo anche senza la norma di legge appena varata che inibisce espressamente le gare per la riassegnazione delle concessioni in assenza di una disciplina nazionale (art. 1 comma 8 della legge 26 febbraio 2023 nr. 14).

Ma visto che si invoca da taluno la legge Draghi , brandita come una clava contro i balneari, facciamo presente che questa legge (articolo 4 comma 2 della legge 5 agosto 2022 nr. 118) fra molto altro, riconosce il diritto dei concessionari perlomeno:
A) a un indennizzo che non potrà non essere pari al valore commerciale;
B) a una prelazione per coloro che dalla concessione ne ricavano il reddito in modo esclusivo o prevalente.

Si tratta, lo ricordiamo, non di una graziosa concessione del presidente Draghi ma del frutto della nostra intensa interlocuzione e del duro confronto sindacale con il precedente Governo.

È di ieri il primo anniversario della grande manifestazione di piazza Santi Apostoli.

Non mi soffermo sulla ormai nota falsità sul PNRR se non per solo evidenziare la inequivocabile malafede di chi lo solleva anche dopo la dichiarazione della Portavoce della Commissione europea del 23 gennaio u.s..

In definitiva la questione balneare continua ad essere utilizzata per meschini e strumentali interessi politici indifferenti al rischio di distruggere, con polveroni e falsità, un patrimonio del Paese e con esso, il lavoro di decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori.