Il nuovo ddl concorrenza approderà a breve a Palazzo Chigi, prevista la proroga al 2032 per le concessioni già assegnate.

Energia, commercio ambulante, poteri dell’Antitrust. Prende forma attorno a pochi capitoli centrali il nuovo disegno di legge annuale per la concorrenza che dovrebbe approdare a Palazzo Chigi per uno dei prossimi consigli dei ministri.

Riguardo il riassetto del commercio ambulante che già il governo Draghi aveva studiato la scorsa estate., per Massimo Bitonci, sottosegretario del Mimit che ha tra le deleghe anche quella sul commercio, si tratta di «un intervento necessario per restituire certezze a un settore che contra oltre 180mila operatori». Le concessioni – aggiunge – «verranno rilasciate secondo criteri che preserveranno le micro imprese, sarà previsto un numero massimo di concessioni e avrà rilevanza la professionalità e l’esperienza maturata negli anni».

Il governo proverà a superare la procedura di pre-infrazione aperta dalla Commissione europea mettendosi al riparo da un ulteriore scontro con Bruxelles dopo quello in atto sulle concessioni balneari. A questo scopo la norma allo studio riporta nell’ambito di applicazione del decreto di recepimento della direttiva Bolkestein tutto il settore, cancellando quanto era stato deciso dal primo governo Conte. Ma al tempo stesso prevede gare non nell’immediato e bisognerà vedere quanto l’impianto reggerà in Europa.

Le concessioni già assegnate alla data di entrata in vigore della legge con gare o riassegnate ai sensi del decreto Rilancio del 2020 resteranno in vigore fino a quanto previsto, quindi il 2032. Se invece si è concluso il procedimento ma non c’è ancora rilascio del titolo, oppure se è in corso l’istruttoria di rinnovo, si applica la normativa vigente alla data di avvio del procedimento e i titoli possono essere rilasciati entro il 31 luglio 2024. Un discorso del tutto diverso riguarda invece i Comuni che non hanno ancora avviato procedimenti di rinnovo (ai sensi del decreto Rilancio o dell’intesa in Conferenza Unificata del 2021). In questo caso, nelle more delle linee guida che dovrà elaborare il Mimit entro sei mesi, i Comuni potranno riconoscere l’efficacia delle concessioni in essere oppure potranno riassegnarle per un periodo che non vada oltre il 31 dicembre 2024. Le linee guida del Mimit quindi, in sostanza, regoleranno l’assegnazione di nuove concessioni dal 2025 e i nuovi titoli avranno una durata decennale.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Capacchione, Sib: “Questione balneare utilizzata a fini strumentali e politici”

Con polveroni e falsità si rischia di distruggere un patrimonio del Paese

Continua il clamore mediatico e politico suscitato dalla sentenza del Consiglio di Stato che non ha fatto altro, per l’ennesima volta, che disapplicare la proroga al 2033 della legge cd Centinaio .

Il preannuncio della possibile disapplicazione della ” miniproroga ” di un anno appena varata dal Parlamento è irrituale ma comunque scontata.

Una sentenza che già abbiamo tempestivamente commentato e stigmatizzato giorni fa.

Si tratta, come detto, di una sentenza ” fotocopia ” (e non poteva essere diversamente!) di quelle dell’Adunanza plenaria del 9 novembre 2021.

Ma accuratamente si nasconde, da parte di tutti, che le sentenze dell’Adunanza plenaria (e di conseguenza anche il principio riaffermato) non sono definitive ma provvisorie.

Si ricorda che sono state, infatti, impugnate dal Sib davanti alla Corte di Cassazione a Sezioni Unite per eccesso di giurisdizione avendo invaso una competenza (oltre che del Parlamento) della Corte Costituzionale e della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Il processo è ancora in corso e la sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite non è scontata.

Anzi!

Così come è pendente davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea il processo sui quesiti posti dal Tar di Lecce sulla validità e le condizioni per l’applicazione della direttiva Bolkestein.

Il 20 aprile la decisione.

Questo sul ” fronte giudiziario” dei balneari tutt’altro che univoco e definitivo e che seguiamo con la dovuta attenzione ed il doveroso impegno.

Ma, come abbiamo sempre detto, la questione balneare non potrà essere e non sarà risolta nelle aule giudiziarie (nelle quali siamo stati costretti purtroppo a recarci per difenderci), ma in quelle parlamentari.

Come abbiamo sempre detto, spetta al Governo e al Parlamento emanare, con urgenza, una legge di riforma organica della materia che tuteli le aziende attualmente operanti.

Come è noto siamo stati scettici sulla miniproroga di un anno perché abbiamo evidenziato (anche in sede di Audizione davanti alle Commissioni competenti del 16 gennaio u.s.) che qualsiasi differimento dei termini previsti dalla Adunanza plenaria del Consiglio di Stato per essere efficace presuppone il ricorso in Corte costituzionale da parte del Parlamento per rivendicare una potestà che le è stata sottratta.

Ciononostante è di tutta evidenza che i Comuni non siano in grado di effettuare le gare entro il 31 dicembre del 2023 (data alla quale sono state prorogate le concessioni dal Consiglio di Stato).

A tal proposito si chiarisce che la legge Draghi prevede che le concessioni vanno a scadere al 31 dicembre del 2024 qualora i comuni non siano in grado di effettuare la riassegnazione entro il 31 dicembre del 2023 ( art. 3 comma 3 della legge nr.118 del 5 agosto 2022).

Si fa presente che i comuni non possono effettuare le gare per riassegnare le concessioni in assenza di una regolamentazione nazionale che ancora deve essere emessa ( art. 4 della legge 5 agosto 2022 nr. 118).

Questa facoltà è preclusa alle Regioni per costante e uniforme giurisprudenza costituzionale.

Figuriamoci ai Comuni!

E questo anche senza la norma di legge appena varata che inibisce espressamente le gare per la riassegnazione delle concessioni in assenza di una disciplina nazionale (art. 1 comma 8 della legge 26 febbraio 2023 nr. 14).

Ma visto che si invoca da taluno la legge Draghi , brandita come una clava contro i balneari, facciamo presente che questa legge (articolo 4 comma 2 della legge 5 agosto 2022 nr. 118) fra molto altro, riconosce il diritto dei concessionari perlomeno:
A) a un indennizzo che non potrà non essere pari al valore commerciale;
B) a una prelazione per coloro che dalla concessione ne ricavano il reddito in modo esclusivo o prevalente.

Si tratta, lo ricordiamo, non di una graziosa concessione del presidente Draghi ma del frutto della nostra intensa interlocuzione e del duro confronto sindacale con il precedente Governo.

È di ieri il primo anniversario della grande manifestazione di piazza Santi Apostoli.

Non mi soffermo sulla ormai nota falsità sul PNRR se non per solo evidenziare la inequivocabile malafede di chi lo solleva anche dopo la dichiarazione della Portavoce della Commissione europea del 23 gennaio u.s..

In definitiva la questione balneare continua ad essere utilizzata per meschini e strumentali interessi politici indifferenti al rischio di distruggere, con polveroni e falsità, un patrimonio del Paese e con esso, il lavoro di decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori.