Concessioni, Sinistra Italiana: “Comuni devono eseguire sentenza CGUE e procedere con bandi”

La recentissima sentenza della Corte di Giustizia europea – scrive in una nota Sinistra Italiana – ha stabilito in modo inequivocabile che le concessioni di occupazione del demanio  marittimo devono essere affidate mediante una gara d’appalto “imparziale e trasparente” e non possono essere rinnovate automaticamente.

E’ una regola precisa che va applicata non solo dai giudici, ma da tutte le amministrazioni pubbliche. Non ci sono furbizie che tengano: il possibile coinvolgimento dei Comuni non può rimetterne in discussione l’effetto diretto.

I Comuni – prosegue la nota di Sinistra Italiana – non possono continuare ad ignorare queste regole. Se insistono, il diritto dell’Unione può essere fatto valere da qualsiasi cittadino, quindi anche da chi resta escluso dalle concessioni.

L’espediente della “mappatura” delle aree demaniali va proprio nella direzione di aggirare la sentenza, dato che questa informazione è reperibile all’interno del Sistema Informativo del Demanio Marittimo. Si può vedere, ad esempio, che dal 2018 al 2021 (periodo in cui era già in corso il contenzioso con l’Europa ), le concessioni assegnate senza gara sono addirittura aumentate del 12,5%.

Per evitare dunque la procedura di infrazione – continua la nota di Sinistra Italiana – già aperta nei confronti dell’Italia, al termine della quale c’è una pesante sanzione economica (che verrà pagata da tutti i cittadini che pagano effettivamente le tasse) è assolutamente necessario dare avvio ai bandi di gara, atto che permetterebbe inoltre di sanare, in via transitoria, la gestione per la prossima stagione.

Per questo indichiamo alcuni criteri di massima per la messa a punto dei bandi:

1)tutela dei lavoratori dipendenti, applicando le “clausole sociali” a salvaguardia integrale dei loro diritti e condizioni di lavoro, applicando salari regolari;

2) adeguato equilibrio fra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate. Attualmente nella nostra Regione quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari e buona parte delle aree libere è situato nella fascia nord fra Ravenna e Comacchio nel Parco del Delta. Per il Comune di Rimini proponiamo di applicare una quota superiore al 20%, limite minimo stabilito dalla Regione Emilia Romagna, provando a ragionare su un equilibrio che spinga ad arrivare al limite del 50%, ragionando anche su alcune aree specifiche;

3) utilizzare quale criterio di valutazione delle offerte quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa assegnando al fattore qualità del progetto il 50% del punteggio totale ed al fattore prezzo il restante 50%. In questo modo, con il prevedibile incremento degli introiti, sarebbe possibile finanziare i servizi di pulizia e controllo degli arenili liberi;

4) suddividere le zone assegnabili – conclude Sinistra Italiana – in più lotti, limitando la possibilità di partecipare alla aggiudicazione di più di un certo numero degli stessi”.

Balneari: Fedriga,in Fvg avvisi pubblici rispettano norma Ue

“Noi abbiamo già cominciato ad affrontare in Friuli Venezia Giulia” il tema delle concessioni balneari “e abbiamo avuto un ottimo riscontro”.

Lo abbiamo affrontato “con avvisi pubblici, che di fatto rispettano la norma europea ma hanno anche tutelato chi ha investito per tanti anni e garantisce a se stesso e alla propria famiglia il sostentamento attraverso quella attività”.

Lo ha affermato il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a margine di un incontro a Trieste, all’indomani della sentenza della Corte di Giustizia europea sul rinnovo delle concessioni balneari in Italia.
“Bisogna muoversi con equilibrio”, ha successivamente aggiunto Fedriga. “L’Ue e la Commissione europea in particolare deve però anche entrare in un sistema nel quale capisca le diversità che esistono nei diversi paesi dell’Ue stessa e valorizzarle e non pensare quindi di fare regole univoche su situazioni totalmente diverse”.
Secondo il presidente Fvg, “quando l’Ue sbaglia è giusto contestare la scelta e se fa bene è giusto invece condividerla.

Purtroppo anche in questo caso nella politica italiana siamo arrivati a ideologizzare l’Ue: o tutte le scelte sono negative o tutte positive. Su questo invece – ha concluso – bisogna confrontarsi in modo pragmatico per l’interesse del paese”. (ANSA).