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Decreto Ministeriale n. 85/2024, il Consiglio di Stato respinge il ricorso della Società Nazionale di Salvamento


In sede di appello, la Sezione Quinta del Consiglio di Stato ha confermato in dato odierna, con ordinanza nr. 09564/2024, l’orientamento del TAR Lazio del 23 ottobre 2024 , respingendo nuovamente l’istanza cautelare. Il ricorso è stato proposto dalla Società Nazionale di Salvamento per l’annullamento del decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 29 maggio 2024, n. 85. Anche in questo caso, la mancanza di un pregiudizio imminente e irreparabile è stata fondamentale per la decisione.

Il Consiglio di Stato ha sottolineato che la Società Nazionale di Salvamento conserva, nelle more del giudizio di merito, la possibilità di ingaggiare liberamente, per i corsi e/o gli esami necessari, gli allenatori di nuoto per salvamento muniti delle prescritte certificazioni FIN, non privando la società di strumenti operativi immediati.

Il decreto, nato con l’obiettivo di uniformare e modernizzare le regole del salvamento, sembra aver creato una frattura tra le istituzioni e gli operatori storici.

Principali Critiche degli Operatori

  1. Mancanza di dialogo con i soggetti interessati:
    La riforma è stata varata senza il coinvolgimento di enti formatori, soccorritori e altri attori del settore, né della Guardia Costiera, storicamente coinvolta nel rilascio dei brevetti.
  2. Impostazione sportiva del salvamento:
    Il decreto elimina la figura del “maestro di salvamento” a favore degli “allenatori di nuoto per salvamento”, una figura originariamente formata per attività in piscina. Questa scelta trascura l’importanza delle competenze tecniche specifiche necessarie per operare in mare o in acque interne.
  3. Validità dei brevetti ed esami:
    Le nuove norme prevedono l’allungamento della validità dei brevetti e modifiche alle modalità di esame e rinnovo. Questo approccio rischia di ridurre il livello di preparazione degli assistenti bagnanti, compromettendo la sicurezza.
  4. Conformità agli standard internazionali:
    A differenza di altri paesi come USA, Australia e Spagna, dove il salvamento è supportato da un equipaggiamento tecnico avanzato e procedure rigorose, il decreto non affronta temi fondamentali come la dotazione di mezzi moderni (moto d’acqua, rescue board) né l’organizzazione su base geografica.
  5. Problemi legati all’età:
    Il decreto esclude i giovani sotto i 16 anni e gli over 50 dal mondo del lavoro nel salvamento. Questa scelta priva il settore sia di ragazzi con ottime capacità natatorie, che possono essere formati professionalmente, sia di bagnini esperti capaci di prevenire gli incidenti grazie alla loro esperienza sul campo.

La situazione attuale è davvero paradossale e difficile da spiegare con semplicità. Per chiarire meglio, immaginate che la Guardia Costiera, da un giorno all’altro, si trovi nella condizione di dover ricevere istruzioni e formazione dalla Scuola Nautica della Guardia di Finanza per poter continuare a svolgere le proprie operazioni in mare. Questa descrizione serve a sottolineare quanto sia assurda la circostanza in cui ci troviamo, evidenziando la mancanza di logica in un tale scenario.

Per ultimo, ricordiamo che il presidente della Federazione Italiana Nuoto (FIN) è Paolo Barelli, figura di spicco dello sport italiano e storico esponente politico.

Oltre al suo ruolo sportivo, Barelli è un esponente politico di Forza Italia, partito con cui è stato eletto più volte parlamentare, sia alla Camera dei Deputati che al Senato. Questa doppia veste, da dirigente sportivo e politico, ha sollevato più volte interrogativi su possibili conflitti di interessi, in particolare nel rapporto tra il suo impegno nella FIN e le decisioni governative che potrebbero favorire la federazione.

La Società Nazionale di Salvamento scrive a Salvini per il monopolio sul salvamento

Il Decreto n. 85 del 29 maggio 2024, approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha introdotto il nuovo “Regolamento recante norme per l’individuazione dei soggetti autorizzati alla tenuta dei corsi di formazione al salvamento in acque marittime, acque interne e piscine e al rilascio delle abilitazioni all’esercizio dell’attività di assistente bagnanti”. Sebbene il regolamento miri a disciplinare il settore, ha suscitato forti preoccupazioni nella Società Nazionale di Salvamento (S.N.S.), una delle più antiche istituzioni nel campo del salvamento.

Fondata nel 1871, la S.N.S. ha come missione la diffusione delle tecniche di salvamento e la promozione della sicurezza in acqua. Nel 1929, il Ministero delle Comunicazioni – Marina Mercantile le conferì l’autorizzazione ufficiale al rilascio dei certificati di abilitazione per bagnini di salvamento, consolidando il suo ruolo come pilastro della sicurezza acquatica in Italia. Con oltre 60.000 soci e più di 150 sedi sul territorio, la S.N.S. ha contribuito significativamente alla riduzione della mortalità per annegamento, guadagnando riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Il Decreto n. 85/2024 introduce criteri stringenti per l’autorizzazione dei docenti impiegati nella formazione dei bagnini, richiedendo che siano in possesso di abilitazioni SNaQ di secondo o terzo livello, rilasciate dal CONI. Attualmente, l’unico ente autorizzato a fornire tali qualifiche è la Federazione Italiana Nuoto (F.I.N.), il cui presidente è l’onorevole Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati.

Questa disposizione crea, di fatto, un monopolio formativo a favore della F.I.N., obbligando gli allenatori della S.N.S. a sottoporsi a corsi organizzati da un ente concorrente. Per un’istituzione che da oltre 150 anni forma bagnini di salvamento, questa misura rappresenta una delegittimazione storica e operativa.

Il regolamento introduce anche un limite legato all’età: i ragazzi di 16 anni possono ottenere il brevetto di bagnino, ma non esercitare fino alla maggiore età. Questa restrizione potrebbe lasciare molte spiagge italiane senza copertura adeguata, considerando che i minorenni costituiscono una parte rilevante degli assistenti bagnanti. Il Consiglio Regionale del Veneto ha già richiesto una revisione di questa norma, proponendo deroghe per i sedicenni già formati.

In una lettera aperta al Vice Presidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Presidente della S.N.S. ha sottolineato l’urgenza di:

  • Salvaguardare la pluralità formativa: Evitare il monopolio e garantire l’autonomia di enti storici come la S.N.S. nella formazione dei bagnini di salvamento.
  • Rivedere l’età minima: Consentire ai sedicenni di lavorare come bagnini, almeno con deroghe specifiche, per evitare carenze di personale sulle coste.
  • Assicurare equità e trasparenza: Introdurre correttivi che tutelino l’accesso equo alle opportunità formative nel settore.

Il Decreto n. 85/2024 pone sfide significative alla storica Società Nazionale di Salvamento, minacciandone l’autonomia e la continuità operativa. La S.N.S., che ha scritto la storia della sicurezza in acqua in Italia, auspica un confronto costruttivo con le istituzioni per rivedere le disposizioni del regolamento. Solo attraverso un dialogo aperto si potrà garantire un futuro equilibrato e sostenibile per il settore del salvamento, valorizzando il contributo delle organizzazioni che hanno reso le acque italiane più sicure.