“La reiterata proroga delle concessioni balneari prevista dalle leggi italiane, che si limitano a riprodurre le disposizioni già dichiarate in contrasto con l’ordinamento giuridico dell’UE dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nel 2016, compromette gravemente la certezza del diritto e non è più sostenibile, soprattutto in un settore così importante per l’economia italiana”. E’ quanto affermato dal commisario europeo Thierry Breton in data 11 aprile 2022 ad una interrogazione scritta da parte dell’europarlamentare della Lega Rosanna Conte.
Breton prosegue “Imponendo un quadro giuridico contrario al diritto dell’UE, le concessioni prorogate dalla normativa italiana sono costantemente a rischio di impugnazione, con la conseguenza che gli attuali concessionari non possono fare affidamento sulla validità dei titoli concessori. Ciò è stato confermato, da ultimo, dal Consiglio di Stato italiano (sentenze n. 17/20212 e n. 18/20213).
L’attuale quadro giuridico italiano (proroga automatica e generalizzata delle concessioni demaniali in essere) impedisce inoltre una valutazione caso per caso di ciascuna situazione e la tutela degli investimenti degli attuali concessionari, ove ciò sia giustificato. La direttiva sui servizi riconosce l’interesse dei titolari delle autorizzazioni a vedersi garantiti l’ammortamento degli investimenti e la remunerazione equa dei capitali investiti.
È pertanto della massima importanza che l’Italia proceda quanto prima a una riforma adeguata della propria regolamentazione. Solo questo consentirà a tutti gli operatori in Italia, comprese le numerose piccole e medie imprese (PMI) del settore, di svolgere le attività e di pianificare gli investimenti senza l’incertezza e i rischi di lunghi contenziosi, garantendo nel contempo la tutela degli interessi dei consumatori e delle autorità pubbliche.
Rosanna Conte nell’interrogazione chiedeva alla Commissione se intendesse prevedere un meccanismo che possa andare incontro agli attuali concessionari, tenendo conto del know-how gestionale, degli investimenti fatti finora e del valore commerciale delle aziende e se conviene sulla necessità di tutelare le attività di piccoli e medi imprenditori italiani che corrono il rischio di scomparire a causa di potenziali investimenti e interessi extra-europei.